Il neo presidente del Ceis si mette nella scia dei predecessori, contesta gli abusi, in commissione si dice possibilista sulla demolizione delle strutture edificate senza titolo, ma due giorni dopo cambia idea. Gli uffici comunali inviano l'ordinanza di demolizione, ma la giunta difende l'asilo italo-svizzero. Sul trasferimento nell'area delle ferrovie dello stato solo parole. Zero atti amministrativi. I vertici del Ceis farebbero bene a mettere in pratica quello che insegnano ai loro allievi.
Dopo due anni dalla fotografia degli abusi edilizi scattata dagli stessi uffici comunali all’interno del Ceis, a seguito del sopralluogo svolto da un tecnico dello Sportello unico per l’edilizia (ufficio controlli edilizi) il 2 luglio 2018 in via Vezia, che ha evidenziato una quantità di opere realizzate in “assenza di titolo”, cosa è successo? Pochi giorni fa, il 7 luglio, “ci è arrivata l’ordinanza di abbattimento dei presunti abusi, sui quali potremmo discutere a lungo…, ci avete dato 90 giorni, ma noi il 14 settembre vorremmo riaprire la scuola e questo ci mette qualche attimo di agitazione”. Sono già trascorsi due anni, che si aggiungono agli oltre 70 di questa assurda storia e nulla è cambiato, anzi nemmeno ha cominciato a cambiare. Il Ceis vorrebbe discutere degli abusi, ma fino ad oggi non ha potuto fare nemmeno questo perché sostiene di avere smarrito le carte. Della scuola modello non può dirsi altrettanto per la gestione degli archivi e delle pratiche edilizie. Comunque quel virgolettato sui “presunti abusi” contiene le parole del neo presidente del Ceis, Paolo Zaghini, salito al vertice dell’asilo italo-svizzero dopo essere stato nominato dal sindaco Gnassi insieme ad altri due componenti nel consiglio di amministrazione, pronunciate nella commissione congiunta (2° e 4°) di qualche giorno fa. Un conflitto assai educativo in capo all’amministrazione, che mette alla guida del Ceis col quale ha una vertenza aperta, dei propri rappresentanti. Zaghini è una delle figure storiche di riferimento a Rimini dall’ex Pci al Pd, ha avuto un ruolo anche nella vicenda della “nuova questura”. Ora si occupa di pedagogia. Prima di lui un’altra proveniente dalla stessa storia politica, Giovanna Filippini.
La commissione concretamente non ha registrato nessun passo in avanti verso la soluzione del problema che si trascina da oltre 70 anni. A difendere gli intoccabili c’è la giunta Gnassi e questo complica tutto. Gli assessori Frisoni e Piscaglia pur dentro una cornice di dichiarazioni d’intenti che parlano di volontà di valorizzare l’anfiteatro romano, sono arrivati in commissione senza uno straccio di programmazione che possa riempire di qualche spessore le parole in libertà che vengono spese, inutilmente, da decenni. Di più. Da una parte gli uffici competenti sulla base degli abusi edilizi rilevati procedono, seppure molto lentamente, con gli atti dovuti, e dall’altra il livello politico di palazzo Garampi lavora per “sedersi attorno a un tavolo e trovare la soluzione insieme ai nuovi rappresentanti del Ceis”, come hanno ribadito in commissione l’assessore Frisoni e il collega Piscaglia. Un atteggiamento che non si è mai visto nei confronti di bar, ristoranti e qualunque altra attività che è stata “punita” per essersi macchiata di qualche abuso edilizio: in tutti questi casi il Comune ha sempre tirato dritto fino ad arrivare alla demolizione di quegli abusi, che in alcuni casi ha coinciso col radere al suolo locali anche storici. “Dobbiamo dirci la verità: il Ceis ha goduto di un rapporto privilegiato con la politica riminese, credo non ci sia nessun dubbio”, secondo Davide Frisoni che pure sostiene la maggioranza di centrosinistra.
“Non riesco a capire come gli assessori che si sono succeduti abbiano tollerato gli abusi e come l’ufficio urbanistica, sempre solerte a colpire i privati, abbia chiuso gli occhi fino ad oggi sugli abusi edilizi del Ceis”. Parole di Marzio Pecci (Lega) nella commissione, che aveva un ordine del giorno assai preciso ma gli assessori non sono arrivati coi compiti eseguiti: “stato di fatto del procedimento di verifica sugli abusi e punto sui piani di trasferimento con identificazione delle possibili aree di trasferimento”. Nulla di tutto questo è stato rispettato. Secondo Pecci “è palese l’abuso d’ufficio“, pertanto “chiedo al presidente Zaghini e all’assessore che oggi prendano un impegno preciso per lo spostamento del Ceis. Se questo non avvenisse il Ceis avrebbe soltanto una via d’uscita obbligata: la chiusura col sequestro di quella struttura per l’insistenza degli abusi che sono stati commessi. A questo credo non ci si debba arrivare, ma in pochi mesi vanno assunte le delibere necessarie allo spostamento del Ceis”.
L’area che dovrebbe ospitare il Ceis una volta sloggiato dall’anfiteatro è quella attualmente occupata dal campo da calcio in zona cinema Settebello, di proprietà delle ferrovie dello stato. Secondo l’assessore Frisoni potrebbe entrare nella disponibilità dell’amministrazione comunale senza attendere la sottoscrizione degli accordi di programma di tipo urbanistico, ma da questo punto in avanti il discorso si perde nelle nebbie. “Solo e sempre parole inconcludenti, senza arrivare da nessuna parte”, è stato il commento di Carlo Rufo Spina (Forza Italia) in commissione dopo quasi tre ore di seduta. “Dovete passare dalle chiacchiere agli atti amministrativi in consiglio comunale”, ha scandito Gioenzo Renzi di Fratelli d’Italia. E poi “con quali soldi si costruirà questa nuova sede del Ceis“, ha domandato Gennaro Mauro del Movimento Nazionale per la Sovranità. “Il Ceis dispone di risorse proprie? Stando alle poche informazioni che ci sono state fornite dal presidente della struttura sembrerebbe di no. E comunque sarebbe il caso che il Ceis cominciasse a pubblicare i bilanci sul proprio sito”. Risposta pedagogica di Zaghini: “Abbiamo approvato il bilancio 10 giorni fa e ancora non l’abbiamo messo online perché abbiamo i dipendenti in cassa integrazione, alcuni in ferie, non riusciamo ad arrivare dappertutto”. Ma ci saranno almeno i bilanci degli anni precedenti sul sito del Ceis? Nemmeno per sogno. In effetti che dal bilancio del Ceis possano saltare fuori i soldi per edificare il nuovo asilo appare impresa ardua. Il bilancio 2019 (dati forniti da Zaghini) è di 5 milioni 200mila euro, con un utile di 50mila euro. “Abbiamo 256 dipendenti e oltre l’80% del nostro fatturato copre le spese degli educatori”.
L’assessore alla cultura Piscaglia parte dal 1° comandamento (che in effetti è da sempre alla base della inamovibilità dell’asilo italo-svizzero dal sedime archeologico): “Il Ceis è un valore in sé per la città di Rimini”. E quindi, è la deduzione, ha potuto fare ciò che ha voluto. Piscaglia ha anche messo in canna e sparato il solito debole argomento che recita più o meno così: non si troverà poi tanto sotto alla scuola in termini di perimetro dell’anfiteatro. “Questo non vuol dire che non si debba valorizzare l’anfiteatro…ma”. Ma? “Il progetto va contestualizzato, vanno trovate le risorse, ci vogliono i tempi necessari, e se si dovesse andare avanti in mancanza di un accordo col Ceis, tutti voi sapete quali sono i tempi di un contenzioso…”. Giusto per non farsi mancare niente, Piscaglia ha tirato le orecchie alle due commissioni che hanno deciso di mettere a tema il trasferimento del Ceis “a tambur battente, quando sono stati appena rinnovati i nuovi organi di gestione, senza dare loro il tempo di affrontare la cosa…”. Potranno mai degli amministratori proni al Ceis come questi concludere qualcosa di buono a favore dell’anfiteatro?
Da segnalare l’intervento del consigliere Giovanni Casadei (Pd): “Viviamo in una situazione di ristrettezze di risorse ma non è solo questo. Qualora demolissimo il centro storico di Rimini al di sotto troveremmo una infinità di testimonianze dell’epoca romana e forse anche qualcosa di precedente. Sono d’accordo che qualora ci fossero le risorse dovremmo fare una campagna di scavi per scoprire quello che c’è sotto il Ceis, ma penso che non sia una priorità. Da un lato sacrificare una realtà vivace, importante, significativa, non lo trovo opportuno, dall’altro faccio fatica a capire quale potrebbe essere il plusvalore dello scoprire resti delle fondazioni dell’anfiteatro. Cartoceti ci spiegò che era uno dei più belli e più grandi, sì, ma non c’è più”.
Tuoni e fulmini da Gioenzo Renzi, che ha letto all’assessore Piscaglia le dichiarazioni, risalenti a circa 15 anni fa, di un soprintendente del calibro di Jacopo Ortalli: “L’anfiteatro va riportato interamente alla luce; anfiteatro e Ceis sono due strutture inconciliabili, il primo ha duemila anni di storia, il secondo ha una valenza rispettabilissima per una generazione di riminesi e senza prospettive di espansione, l’asilo conviene spostarlo altrove per dare respiro a tutta l’area dell’anfiteatro”. E a coloro che anche stasera hanno sostenuto che sotto il Ceis c’è ben poco, ha aggiunto Renzi, ecco il seguito del pensiero di Ortalli: “scavando verrebbero riportate alla luce una dimensione e strutture originarie e si potrebbe organizzare una fruizione del sito davvero importante anche a livello turistico. Sarebbe un grande omaggio a Rimini e agli uomini di buona cultura. Non è un problema di soldi, l’operazione non è costosissima, ci sono i fondi comunitari, ma serve una condivisione politica su questo obiettivo”. Commento di Renzi: “Aspettiamo ancora la condivisione politica…”.
Ortalli spiegò le potenzialità dell’anfiteatro e le ragioni per valorizzarlo anche a Rimini 2.0, e lo stesso fece anche Maria Grazia Maioli, a lungo alla direzione della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia Romagna, e lo stesso ha fatto a più riprese (si veda ad esempio “L’Anfiteatro è un grande e unico monumento romano, vera risorsa turistica”) anche il prof. Rimondini.
Zaghini saprà invertire la rotta al Ceis scrivendo finalmente una pagina nuova sull’anfiteatro oppure si comporterà come i suoi predecessori? Le sue dichiarazioni in commissione sono state possibiliste ma anche molto contraddittorie. Da un lato ha parlato di “disponibilità a discutere” e si è detto convinto che “i nostri tecnici insieme a quelli del Comune troveranno le soluzioni in tempi rapidi; sono d’accordo, basta, questo attendere, rinviare, per chi mi conosce sa che non è il mio modo di agire, non mi piace, preferisco avere le cose chiare e insieme costruire questo percorso per trovare le soluzioni”. Però ha affiancato questa disponibilità alla sottolineatura dei “tempi necessari” attendendo “il momento giusto”. Il “parco archeologico” l’ha definito “una necessità in divenire fra quelle non prioritarie, discutiamone perché discutere della tempistica del parco archeologico vuol dire anche discutere del tempo che il Ceis continuerà ad occupare l’area dell’anfiteatro”. Che è suonata come la solita tattica del prendere tempo. Ha ammesso che “sono stati fatti errori nel passato, più che errori delle sottovalutazioni: che il Ceis non abbia una convenzione col Comune lo trovo assurdo”. Quindi la difesa degli abusi: “Su molti abusi noi siamo convinti che ci siano gli atti, purtroppo nella storia del Ceis non c’è un ufficio tecnico e probabilmente qualche atto è disperso presso qualche vecchio dirigente o amministratore di questo ente, altri li abbiamo recuperati. Il Ceis non è un soggetto criminale”. E sull’eventuale ricorso al Tar per respingere l’ordinanza di demolizione ha sostenuto: “Ancora non abbiamo deciso, ne parleremo nel direttivo se fare ricorso oppure se accogliere la richiesta di abbattimento, perché nella maggioranza dei casi tranne che per una struttura per la quale noi siamo convinti sia stato chiesto regolare permesso ma di cui non si trovano le carte, le altre sono delle sovrastrutture, delle appendici fatte nel corso dei decenni alle baracche, e quindi piuttosto che spendere soldi in avvocati o in ricorsi…”. Come dire: potremmo demolire gli abusi. Invece su Chiamamicittà due giorni dopo la commissione, scrivendo nella doppia veste di giornalista e presidente del Ceis, ha cambiato versione: “il CdA di oggi ha deciso di incaricare una task force di tecnici per ribaltare gli archivi di tutti gli enti che li possono possedere: del resto nessuno di noi crede che presidenti come Gomberto Bordoni, Armando Bascucci, Giordano Gentilini, Liliano Faenza, Guerrino Giusti, Floriano Biagini, Corrado Bertozzi, Silvio Sancisi, Luigi Nanni, Piero Baffoni, Umberto Farneti, Rodolfo Pasini, Ivo Pazzagli che in questi 74 anni si sono succeduti possano aver agito in maniera men che meno corretta”. Zaghini sempre su Chiamamicittà sposta ancora un po’ in avanti la decisione: “Il CdA affronterà tutte le problematiche legate a questi presunti abusi nella prossima seduta dei primi di agosto, per decidere il percorso da intraprendere se non si riuscirà ad addivenire ad una soluzione concordata con il Comune. Nessuno gridi allo scandalo per presunti favoritismi: stiamo parlando di strutture in legno, ad uso scolastico, presenti ed usate da oltre cinquant’anni”. Baracche in legno che in alcuni casi sono state sostituite da vere e proprie costruzioni in cemento armato. Zaghini mette nero su bianco anche questo passaggio che suona male alle orecchie dei tanti che ritengono che il Ceis abbia anche troppo a lungo abusato della pazienza dei riminesi: “Non credo che questa Amministrazione Comunale sottovaluti l’importanza del recupero dell’area dell’anfiteatro, ma certamente essa è pienamente cosciente che occorra per realizzarlo predisporre il quadro normativo, urbanistico, economico necessario. E tenendo conto di ciò che c’è”. La seconda fase del Ceis, come l’ha definita Zaghini in commissione, pare non abbia nessuna fretta di prendere forma. Nonostante anche negli strumenti di programmazione urbanistica, come il Psc (adottato nel 2011 e approvato nel 2016) stia scritto che si “deve completare lo scavo e la messa in valore dei resti archeologici di epoca romana attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti e la delocalizzazione delle relative funzioni di interesse pubblico“. E nonostante all’ingresso della scuola campeggi questo pensiero programmatico di Margherita Zoebeli: “Sono convinta che solo l’educazione è capace di cambiare il mondo”. Cominciate a cambiarlo il vostro piccolo mondo, rispettando la storia di Rimini. Sarebbe un grande insegnamento anzitutto per i vostri alunni.
L’affondo di Rufo Spina. Ci sono due vincoli sull’anfiteatro, uno del 1913 e uno del 1914, uno archeologico e l’altro monumentale. In base al secondo, ha ribadito anche in commissione il capogruppo di Forza Italia, “tutto quanto è stato edificato dal Ceis risulta abusivo”. Va “ripristinata la legalità, non è possibile che un’opera nata per andare incontro agli orfani di guerra nel 1946, sia di fatto diventata stabile, nella impunità totale. Il Ceis deve essere trasferito altrove in tempi rapidi”. Con un avvertimento: “Vi convocheremo ogni mese a partire da settembre fino a che non venga trovata la strada e identificata l’area del trasferimento, quella delle ferrovie non è accettabile perché o viene resa disponibile subito, e il tempo è già scaduto, oppure non potrà essere presa in considerazione, dopo 74 anni non accettiamo il fumo negli occhi”.
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