I misteri della ciclabile “deperibile” di via Marecchiese

I misteri della ciclabile “deperibile” di via Marecchiese

Ultimata circa sei anni fa, ha poco dopo cominciato a mostrare segni di decadimento, tanto che di recente è stata riasfaltata. Abbiamo chiesto spiegazioni, ma...

Era il 28 novembre 2015 quando nel sito del Comune si annunciava “Al via la nuova pista ciclabile su via Marecchiese: la Giunta approva il progetto per la rifunzionalizzazione dell’asse stradale”. Poi altri dati tra cui la durata massima dei lavori del costo di 400.000 euro con una tempistica di realizzazione prevista in di 150 giorni consecutivi con inizio previsto tra fine febbraio – inizio marzo 2016 (qui).
Non ricordo se le date di inizio e fine lavori furono o meno ottemperate, ma diciamo pure che lo siano state e, pertanto, la pista dovrebbe essere stata ultimata intorno all’agosto del 2016.
Ma quell’opera ha una storia singolare, sorte comune di altre materializzatesi nell’era del sindaco del fare.
Dopo qualche anno quella pista mostrava già evidenti segni di decadimento, tanto che nel 2019 Rimini 2.0 ne evidenziava tutte le criticità (qui).
Poi nel 2022 il colpo di scena. Il rifacimento del tappeto bituminoso, previa la totale rimozione di quello residuo, ma questa volta con asfalto nero anziché rosso, per tutto il tratto da Via Montefeltro alla rotatoria con via Caduti di Marzabotto.
Cosa è successo, e perché un’operazione così drastica dopo pochi anni? Lo abbiamo chiesto all’Ufficio Stampa del Comune di Rimini con una mail in data 22/12/2022.
«Buongiorno sono Salvatore De Vita e scrivo su Rimini 2.0, occupandomi di aspetti che attengono alla nostra città. In particolare, desidererei conoscere cosa sia successo alla pavimentazione della pista ciclabile di Via Marecchiese.
Realizzata intorno al 2016, se non erro, ha fin da subito presentato forti criticità in termini di sgretolamento del manto, vistose crepe e sconnessioni. Di recente è stata completamente pavimentata nuovamente, ma utilizzando un conglomerato bituminoso nero, anziché rosso come in precedenza.
Ciò premesso chiedo quindi se:
– Sia o meno normale che detta pavimentazione debba essere rifatta dopo appena sei anni, considerato il lieve traffico, biciclette e pedoni, a cui è sottoposta;
– Se ciò è avvenuto a causa dell’impiego in origine di un materiale non adatto allo scopo;
– Se questo sia stato posato in maniere difforme dalla regola d’arte, ovvero in presenza di temperature che solitamente ne sconsigliano l’applicazione o altro;
– L’accaduto è compreso nelle garanzie di legge che tutti gli intervenuti al progetto e realizzazione, sono tenuti;
– Come è stato finanziato detto intervento, considerando anche l’applicazione di eventuali garanzie in caso di eventuali negative conseguenze progettuali ed esecutive, che si evidenziassero.
Ringrazio fin d’ora per la risposta.
Salvatore De Vita
Allego alcune immagini dello stato di fatto ante ripristino, e quelle attuali.»

Considerate le festività natalizie, abbiamo atteso qualcosa in più dei canonici trenta giorni ma, nonostante ciò nessuna risposta ci è pervenuta in merito.
Ci siamo quindi consolati documentandoci in un sito internet specifico (qui) e, guarda caso, alla voce “17. Scagliatura della superficie (raveling)”, troviamo un caso analogo con tanto di fotografie e spiegazione delle cause che qui riportiamo:
“Il deterioramento è dovuto all’usura della superficie con perdita di materiale bituminoso e conseguente liberazione dell’aggregato. Il fenomeno, che indica una scarsa qualità della miscela e un indurimento della stessa, può presentarsi con perdita dei fini come con perdita di inerti grossolani, fino a conferire alla superficie un aspetto ruvido e butterato.”

Immagine dal sito alphaconsult.it.

“Grado di severità
Basso – Inizia il processo di asportazione dell’aggregato; in alcune zone la superficie diviene ruvida.
Medio – La tessitura superficiale è moderatamente scabra e butterata.
Alto – Notevoli quantità di inerte sono state asportate; le zone interessate dal fenomeno hanno diametri inferiori a 10 mm e profondità inferiori a 13 mm; le superfici più ampie di quelle menzionate sono classificate come buche”.

Solo ipotesi in mancanza di risposte. Sarebbe interessante sapere chi ha sostenuto i costi del rifacimento, e se è stato eseguito in garanzia o pagato una seconda volta. Ma per ora tutto va catalogato alla voce “misteri riminesi”.
Strana trasparenza quella garampiana, sempre pronta a magnificarsi l’operato di qualsivoglia cosa alla prima occasione, ma distratta nel dare conto degli insuccessi. Quanto al cambio di colore della pista, possiamo solo ipotizzare che abbia perso quello rosso … di vergogna.

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