Intellettuali contro. Si allunga la lista dei critici verso i progetti che il sindaco Gnassi sbandiera come riqualificazione e modernizzazione di Rimini: dal Galli al ponte di Tiberio. Ennio Grassi e Moreno Neri li bollano come disastri che stravolgeranno il volto storico di Rimini. Voci controcorrente che si aggiungono a quelle di Paolo Fabbri, Giovanni Rimondini e Associazione Tebaldi.
“Non si possono trattare i monumenti storici come fossero quinte teatrali o scenari per il circo Barnum”. All’indomani del discorso del sindaco per la consegna dei Sigismondo d’oro, che ha decantato i “programmi di riqualificazione radicale di Rimini” (fra cui Galli, Fulgor, piazza Malatesta, piazza sull’acqua al ponte di Tiberio), c’è chi lancia un grido d’allarme per quella “riqualificazione”. Perché se per Gnassi finalmente “potremo riavere il privilegio di potere guardare ogni giorno quello che la storia e i nostri errori ci hanno impedito di ammirare nell’ultimo secolo almeno”, c’è invece chi pensa che grazie ad Augusto Gnassi, detto l’inauguratore, verranno snaturati, forse irrimediabilmente, monumenti millenari che la storia ha consegnato a Rimini per custodirli, non per farne il set del film dei dieci anni (se il secondo mandato arriverà al termine) che sconvolsero Rimini. Ma se nel baraccone dei freaks sfilavano l’uomo elefante, la donna barbuta, la ragazza cammello e molte altre deformità, l’impresario del luna park di Rimini rischia di creare mostruosità architettoniche e urbanistiche. Questa l’accusa. Chi evoca il circo Barnum di casa nostra è Ennio Grassi, un passato da assessore comunale alla cultura, parlamentare nel Pci-Pds e un presente da studioso e osservatore. Lo fa mettendoci la faccia, insieme a Moreno Neri, in un video realizzato da Davide Cardone per Rimini People dal titolo “Tiberio, un ponte sotto attacco”.
Esempio clamoroso della fiera degli orrori additato da Grassi e Neri è il progetto che Gnassi ha deciso per il ponte di Tiberio: “Da 2000 anni lo vediamo nello stesso modo ma improvvisamente ci ritroveremo un orpello a dir poco osceno”, dice Grassi riferendosi alla passerella sull’acqua con annessi e connessi. “Tra parentesi – aggiunge – mi domando se esiste ancora la Soprintendenza per i beni artistici e monumentali, mi dicono che sia scomparsa perché si registra un silenzio assordante…”
“Mi domando se esiste ancora la Soprintendenza per i beni artistici e monumentali, mi dicono che sia scomparsa perché si registra un silenzio assordante…”
Grassi si spinge fino a formulare un appello agli intellettuali affinché prendano posizione contro lo stravolgimento dei segni storici di Rimini. “C’è qualcosa di patologico nella nostra realtà, che fa il paio con una città alcolistica, non dico alcolizzata, cioè che tende a esaltarsi anche nelle dichiarazioni della sua massima autorità, che promette e inscena una città a sua immagine e somiglianza”.
Non meno duro Moreno Neri (nella foto), saggista: “Presto attorno al panorama che stiamo vedendo”, dice nel video dando le spalle al ponte di Tiberio, “avremo un intervento abbastanza grave, che stravolgerà sicuramente la visione che abbiamo attualmente, un monumento che va tutelato e conservato”. Contenuto da mura malatestiane e ottocentesche, il canale nel tratto in questione verrà violentato. “Le mura ottocentesche saranno sfondate – spiega Moreno Neri – per creare due porte che condurranno ad un terrazzo che dovrebbe dare una visione mozzafiato del ponte di Tiberio”. Un privato che volesse fare altrettanto mettendo le mani su un bene tutelato, aggiunge Neri, “verrebbe perseguito dalla legge, l’amministrazione comunale evidentemente crede di essere una plenipotenziaria e i cittadini dei sudditi che devono accogliere in silenzio un progetto assurdo.” Assurdo anche l’inserimento di un ponte di legno che attraverserà da un versante all’altro il canale, più una lunga passerella: “La visione mozzafiato del ponte di Tiberio ce l’abbiamo già, quelli previsti sono interventi superflui e che non risolvono il reale problema esistente, che è quello delle banchine”.
Ennio Grassi tira fendenti pure sul progetto di recupero del Galli, riprendendo le dichiarazioni dell’architetto Cervellati e dell’ex sindaco Giuseppe Chicchi a Rimini 2.0: “Questo teatro, costato un’ira di Dio, ha dentro più cemento di quanto non abbia l’autostrada Rimini-Bologna, non si sa cosa stiano facendo all’interno, e nessuno pagherà il prezzo di un intervento che dire discutibile è poco”. E conclude: “Stiamo lentamente distruggendo la memoria di questa città, e la memoria non appartiene al pittoresco, ma alla convivenza, allo stare bene in un luogo; ecco, questo luogo è sistematicamente offeso nelle sue testimonianze storiche e nel suo modo di essere usato come luogo di avanspettacolo. Chiedo che i cittadini riminesi si accorgano di quello che sta succedendo, indipendentemente dalla loro collocazione politica, che guardino quello che io definisco un autentico disastro ambientale…, parlo dell’ambiente culturale, dei luoghi, delle passeggiate”. Voci critiche che si aggiungono ad altre: da Paolo Fabbri all’associazione Tebaldi a Giovanni Rimondini.
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