Il Comune vanifica progetti privati che avrebbero potuto aiutare lo sviluppo economico di Rimini

Il Comune vanifica progetti privati che avrebbero potuto aiutare lo sviluppo economico di Rimini

L'amministrazione comunale prima (in attuazione di una legge regionale) ha dato la possibilità ai privati di avanzare «proposte circa le previsioni del vigente PSC da attuare attraverso accordi operativi», poi ha lasciato scadere i termini senza concludere il procedimento. Gloria Lisi: «presa in giro per l’imprenditoria riminese, indotta ad impegnarsi e poi abbandonata senza risposte». Perché questo comportamento?

Prima il Comune di Rimini ha presentato un avviso pubblico col quale ha dato la possibilità ai privati di avanzare «proposte circa le previsioni del vigente PSC da attuare attraverso accordi operativi» (“manifestazione d’interesse”), poi dopo averle raccolte le ha tenute nel cassetto e con una delibera di giunta del 9 dicembre scorso ha deciso, udite udite, che «non sussistono le condizioni temporali per procedere alla selezione delle proposte progettuali pervenute», disponendo di concludere il procedimento amministrativo relativo all’avviso pubblico. Con un nulla di fatto. Non c’è tempo per esaminarle, insomma.
Una decisione che lascia basiti e della quale, nel consiglio comunale odierno, l’ex vicesindaca Gloria Lisi, ora sui banchi dell’opposizione, ha fatto polpette, sferrando una critica durissima alla giunta e in particolare all’assessore Roberta Frisoni. La figuraccia è clamorosa.
Vediamo meglio, perché di questo pastrocchio ne sentiremo parlare ancora. Dunque, l’articolo 4 della legge regionale 24/2017 (“Disciplina regionale sulla tutela e l’uso del territorio”) ha stabilito che «dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino alla scadenza del termine perentorio per l’avvio del procedimento di approvazione del PUG, il Comune (…) può promuovere la presentazione di proposte di accordi operativi (…) per dare immediata attuazione a parte delle previsioni contenute nei vigenti PSC (…). Allo scopo di selezionare una parte delle previsioni del PSC cui dare immediata attuazione, il Consiglio comunale assume un’apposita delibera di indirizzo con la quale stabilisce, in conformità ai principi di imparzialità e trasparenza, i criteri di priorità, i requisiti e i limiti in base ai quali valutare la rispondenza all’interesse pubblico delle proposte di accordo operativo avanzate dai soggetti interessati». Ha previsto anche: «Nel caso in cui intenda predisporre la delibera di indirizzo di cui al comma 2, il Comune pubblica, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge (…), un avviso pubblico di manifestazione di interesse, che indica i termini, comunque non superiori a novanta giorni, i contenuti e le modalità con le quali i privati possono avanzare le loro proposte circa le previsioni del vigente PSC da attuare attraverso accordi operativi. Il Comune assume le proprie determinazioni sulle proposte avanzate ed adotta la delibera di indirizzo entro i successivi novanta giorni». In sintesi: nel periodo transitorio entro il quale i Comuni dovranno dotarsi del piano urbanistico generale (cioè entro il 2024), viene garantita l’attuazione degli strumenti urbanistici vigenti, introducendo nuovi procedimenti che possono essere avviati e completati entro tale termine.
Palazzo Garampi con delibera di giunta del 26 febbraio 2019 (qui la documentazione) ha approvato l’avviso pubblico «di invito a presentare proposte costituenti manifestazione di interesse» e nell’allegato a firma del dirigente settore urbanistica ha descritto per filo e per segno tutti i dettagli compresa la tempistica che contemplava la «stipula e convenzionamento degli accordi operativi entro il 01/01/2023».
Chiari anche gli obiettivi, della massima importanza, ed elencati in sei punti:

«1) incrementare il livello di occupazione favorendo l’impresa;
2) migliorare la qualità della città pubblica e accrescere la quantità di dotazioni specialmente in aree sotto dotate;
3) creare integrazione con i progetti strategici in corso di realizzazione o in fase di progetto;
4) incrementare la capacità di resilienza urbana e migliorare l’inclusione sociale, rigenerare le aree caratterizzate da degrado edilizio-ambientale e contribuire a ridurre la marginalità economica;
5) migliorare l’attrattività turistica della città anche mediante interventi che favoriscono la destagionalizzazione.
6) migliorare le condizioni di sicurezza e di sostenibilità attraverso efficientamento energetico dell’edificato esistente».

Tutti elementi in grado di contribuire a far decollare l’economia incidendo su settori cruciali come quello del turismo. E che questo sia il vero salto di qualità che la città reclama per diventare davvero competitiva e colmare le lacune “bollate” anche nella recente indagine sulla qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore, è ormai un’evidenza indiscutibile.
Per capirlo, d’altra parte, è sufficiente scorrere il suddetto allegato. L’avviso si rivolge infatti agli ambiti che sono in grado di contribuire agli obiettivi di cui sopra:
«− Ambito Città Storica (ACS) limitatamente alle aree di cui al comma 5 dell’art. 5.1 del PSC secondo gli obiettivi già indicati al comma 13 dello stesso articolo;
− Colonie marine;
− Ambiti per nuovi insediamenti specializzati per attività produttive (ASP_N), per le attività commerciali sono ammesse proposte riguardanti le attività di rilievo comunale limitate alle medie e piccole strutture di vendita;
− Sub-ambiti ASP.T–Parchi tematici;
− Poli funzionali (APF);
− Ambiti urbani da riqualificare (AR);
− Ambiti consolidati costituiti da aree libere o edificate solo parzialmente (AUC.6) dove è richiesta la realizzazione di un mix funzionale tra le diverse funzioni previste;
− Ambiti consolidati (AUC.U, AUC.T e ASP) subordinati ad attuazione indiretta, qualora lo strumento attuativo sia scaduto senza dare attuazione o dando attuazione parziale alle previsioni in esso contenute;
− Ambiti consolidati costituiti da aree libere (AUC.T6) superiori a 8000 mq come individuate dalla tav. 3 del PSC la cui attuazione sia funzionale al “Parco del Mare”».
Potevano presentare le manifestazioni di interesse sia i soggetti fisici e giuridici titolari della piena proprietà/disponibilità degli immobili e delle aree e sia gli operatori economici ed altri soggetti in rappresentanza formalmente costituita dei proprietari degli immobili». E di proposte ne sono arrivate parecchie in Comune, oltre 60 (per l’esattezza 62, scese poi a 60 a seguito della rinuncia di due proponenti) e di queste poco più di 30 sono state “promosse”, cioè considerate attinenti al bando e meritevoli di valorizzazione. Da quello che è dato sapere, circa un terzo delle 60 manifestazioni riguardavano ampliamenti e piani di espansione di aziende.
Bene, invece di cogliere al volo queste opportunità, il Comune di Rimini ha deciso di metterle in naftalina. Ha sostanzialmente deciso di non avere tempo per decidere, rimandando tutto al piano urbanistico generale di là da venire, nel senso che dovrà prendere forma entro il 2024.
La versione ufficiale sul “congelamento” delle manifestazioni d’interesse è che «l’Amministrazione comunale è stata impegnata su una serie di fronti che le hanno impedito, di fatto, di pronunciarsi attraverso il proprio organo di governo competente, il Consiglio Comunale, sulla praticabilità delle medesime».
Ma, di fatto, emerge che sulla materia più vitale per la crescita economica di Rimini, viene tutto rimandato lanciando la palla in tribuna. Non è pazzesco?
Da qui la reazione dura, anzi durissima, di Gloria Lisi, che in consiglio comunale ha presentato una interrogazione sul tema e poi, vista anche la fiacca risposta dell’assessore Frisoni, ha deciso di trasformarla in mozione, assegnando quindi all’argomento un peso e un approfondimento ancora maggiori.
Ha parlato di «inadempienza dell’assessorato guidato dall’assessora Frisoni», accusata di aver «fatto morire» tutto attendendo la scadenza, e ha poi ripercorso tutta la trafila burocratica dell’avviso pubblico.
«Al momento dell’emissione del Bando i tempi erano già assai risicati perché il Comune di Rimini aveva già indugiato troppo per pubblicarlo, dall’entrata in vigore della Legge Regionale (dal primo gennaio del 2018 al febbraio 2019) e questo, voglio rimarcarlo, non per responsabilità degli uffici, ma per una chiara volontà politica. Al contrario in altri Comuni, come ad esempio Riccione, hanno già concluso in tempo utile e con notevolissimi vantaggi alcuni degli iter avviati tempestivamente con l’utilizzo immediato della legge».
Ma nonostante il ritardo, la città aveva risposto bene: «furono presentate ben 62 proposte di manifestazioni di interesse di cui 33 (come si sa solo oggi) sono state giudicate rispondenti al bando. Malgrado gli uffici abbiano istruito le proposte presentate, tuttavia la delibera d’indirizzo, obbligatoria prima dell’ottobre 2019, non fu mai presentata al consiglio comunale e a tutti coloro che avevano presentato proposte non fu mai fornita alcuna informazione in proposito».
Morale? «Sessantadue gruppi imprenditoriali e progettuali furono impegnati dal Bando del Comune, di cui ben 33 giudicati meritevoli di proseguire nell’iter. Avrebbero prodotto ancora risorse, lavoro, migliorie all’assetto della città. Perché l’assessora preferì bloccare tutto? Fra l’altro non condividendo mai questa decisione con la precedente giunta».
Sarà colpa della pandemia anche stavolta? «No, non c’entra niente, perché all’inizio del lockdown, marzo 2020, la delibera d’indirizzo era già in ritardo di oltre 5 mesi. Comunque se ci fosse stata la volontà, dall’uscita dal lockdown ad oggi sarebbero stati ancora in tempo».
Da qui alcune deduzioni: oltre al «danno gravissimo per l’economia cittadina», Gloria Lisi ha sottolineato anche «un possibile danno erariale, in termini di minori entrate, perché dai convenzionamenti sarebbero scaturiti vantaggi economici diretti per il Comune». Senza contare la «presa in giro per l’imprenditoria riminese, indotta ad impegnarsi e poi abbandonata senza risposte» e tutto ciò non può che essere considerato «un ennesimo motivo di sfiducia per le istituzioni».
«Complimenti», ha concluso, e una domanda: «cosa ne sarà e che fine farà il lavoro, l’impegno delle risorse e il contributo propositivo di 62 imprese? Può l’amministrazione una volta per tutte dire quale sia la vera intenzione in merito?».
Già, perché questa adesso è la vera domanda alla quale trovare una risposta. Che c’entrino qualcosa le nuove superfici che le manifestazioni di interesse chiedevano di coinvolgere, pari a quasi 250mila metri quadrati? Sì perché dalla relazione tecnica che accompagna la delibera del 9 dicembre 2021, si apprende che le proposte pervenute al Comune «complessivamente prevedono la trasformazione di 146 ettari di territorio di cui: 50 ettari in territorio urbanizzato, 56 ettari in territorio urbanizzabile, 40 ettari in ambito rurale». E «per quanto riguarda le destinazioni si propone la realizzazione di 238.000 mq di nuove superfici secondo la seguente ripartizione: 68.000 mq di sc residenziali ai quali si sommano 3000 mq per ERS; 70.000 mq di sc commerciali; 55.000 mq di sc direzionali; 9.000 mq di sc ricettive; 33.000 mq di sc produttive».

Quando l'assessore Frisoni lodava l’estrema attenzione del mondo imprenditoriale e privato
“Oggi possiamo giudicare solamente la quantità delle proposte e indubbiamente un numero così elevato di manifestazioni dimostra l’estrema attenzione del mondo imprenditoriale e privato per questa iniziativa, legata alla nuova Legge Regionale Urbanistica, che mira a favorire a migliorare la qualità urbana e le dotazioni della città attraverso la riqualificazione e rigenerazione dell’esistente, favorendo l’impresa e l’occupazione, interagendo e potenziando i vari progetti strategici in corso di realizzazione e progettazione”. Lo dichiarava l’assessore Roberta Frisoni nel luglio del 2019, allo scadere dei termini, fissati a seguito di una proroga, a venerdì 28 giugno, per la trasmissione delle famose manifestazione di interesse. E lo scorso maggio l’amministrazione comunale commentava entusiasticamente: «Un segnale importante per il presente e per il futuro, indice che il territorio crede nella ripresa. Istanze su cui ci si dovrà concentrare nei prossimi mesi ma che indicano già oggi un dinamismo incoraggiante rispetto alle possibilità di sviluppo delle imprese del territorio e della ripresa dell’occupazione. Iniziative che possono integrarsi e rafforzare il percorso di riqualificazione e rigenerazione urbana avviata dall’Amministrazione, dovendo concretizzarsi almeno nel prossimo triennio». Ma poi …

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