Patto civico: la ricreazione è finita, e nel Pd chi tocca l’Asilo svizzero…

Patto civico: la ricreazione è finita, e nel Pd chi tocca l’Asilo svizzero…

Doctor Faust Pizzolante cosa ne pensa della sua creatura trasformata nel Patto degli agronomi?

Mario Erbetta silurato dal Patto civico. Chi tocca i sacrari del sindaco e osa una indipendenza muore. Anche Matteo Petrucci (Pd) inciampa in un sacrario, l'Asilo italo-svizzero, e corregge il tiro.

Cosa pensa chi ha creato in laboratorio il “Patto Civico”, ovvero doctor Faust Pizzolante, della purga che Mario Erbetta è stato costretto ad ingoiare (coi suoi amici d’avventura nel ruolo dell’imbuto), pare per espressa volontà del sindaco, il quale non ha gradito l’affronto di Super Mario alla Molo Street Parade? Oppure doctor Faust si è tolto il camice e non si cura più delle creaturine uscite dal suo laboratorio lasciandole al loro mefistofelico destino?

Come ragioni ormai Patto Civico lo si capisce dal comunicato stampa che ha diffuso. Come antichi e scafati politici d’altre repubbliche e anche d’altre latitudini, i pattisti ingoiano l’amara medicina pronunciando parole di travisamento: “Dopo due anni, in virtù delle esperienze maturate, si è deciso di procedere alla rotazione semestrale dell’incarico di capogruppo”. Per cacciare il reprobo si trasformano in agronomi alle prese col problema della rotazione delle coltura: da marzo a giugno il pisello, da luglio a dicembre si pianta il porro, il turno della patata viene in aprile. Ora nel Patto Civico è il turno di Mirco Muratori, poi arriverà quello di Marco Zamagni, poi di un altro. Ma doctor Faust cosa ne pensa del Patto degli agronomi?

Mario Erbetta Highlander posta inni alla sacralità della libertà di pensiero e oggi dirà in consiglio comunale quel che farà lontano da quel patto nel quale aveva creduto moltissimo, ma che in due anni si è frantumato. Traballa probabilmente anche Davide Frisoni, che ormai quando apre bocca è per schierarsi con l’opposizione.
Si va verso un mezzo patto, che più che civico è di fedeltà e obbedienza al sindaco. Prendere o lasciare. Dentro o fuori. O con me o contro di me.

Erbetta era consapevole di doversi muovere in un recinto, ma pensava di poterlo fare senza la corda al piede. Invece la corda c’era e nei suoi troppo frequenti e veloci movimenti si è stretta fino a farlo cadere. Ha cominciato a scalpitare su questo foglio online, a pochi giorni dalla debacle elettorale. E le sue parole non hanno fatto felice Andrea Gnassi. Poi ha continuato a fare il pungolo in maggioranza: unità cinofile e sicurezza più in generale, gara per la gestione dei rifiuti (Hera), elettrodotto, per finire con la Molo Street Parade. Oggi qualcuno la definisce una “feroce critica” quella di Erbetta sulla organizzazione della sicurezza dell’evento a base di sardoncini & dj. A parte che una feroce critica non può uscire dalla bocca del mite Erbetta, e infatti non è mai uscita, l’ormai ex capogruppo di Patto Civico si era limitato a raccontare quel che aveva visto coi propri occhi, essendosi trovato in mezzo al “fuggi fuggi a causa della nube di gas urticante” (raccontata non senza allarme anche dai media) e ad indicare lacune e proposte per evitare spiacevoli sorprese in futuro, specificando che la Molo è “un bell’evento”. Ma chi tocca i sacrari del sindaco muore.

Una leggera scossa deve averla avvertita anche il giovane Matteo Petrucci (Pd). Nella 2° commissione consiliare l’altro ieri era stato bello chiaro e conciso. Noi c’eravamo a seguire tutto il dibattito e possiamo dirlo con cognizione di causa. Le sue parole le abbiamo riportate fedelmente: “Se ci sono stati degli errori e si sono perpetrate delle irregolarità bisogna assumersi la responsabilità politico-amministrativa di quanto accaduto, se invece non ci sono stati errori bisogna comunque assumersi la responsabilità politico-amministrativa di valorizzare quel sito archeologico”. Occorre “avviare un iter veloce per spostare il Ceis, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’educazione a livello cittadino”. Punto. Ed era stato così netto pur essendo intervenuto (unica voce del Pd nel merito) dopo che gli esponenti della minoranza avevano cannoneggiato ampiamente sul Ceis.

Oggi sul Corriere di Rimini Petrucci ammorbidisce e vira. Sin dal titolo si capisce che qualche maestro ha forse “minacciato” l’alunno di mandarlo in ginocchio sui ceci. Titolo: Petrucci (Pd): “L’Asilo svizzero va spostato ma ci vuole rispetto”. E poi: “Non sono minimamente d’accordo con alcuna delle ipotesi avanzate dalla Lega e dalla minoranza in generale”. Mentre le parole che Petrucci ha pronunciato in commissione dicono che si era spinto molto in sintonia con le richieste della minoranza. E oggi puntualizza pure che va bene l’assunzione di responsabilità per valorizzare il sito archeologico, ma si tratta di una “proposta che comporta l’avvio di un iter di profondo studio per il trasferimento del Ceis”. Servono “tempo, buon senso, una visione di città ben definita, toni pacati, lungimiranza, rispetto“. Avrebbe potuto aggiungere anche buone condizioni meteorologiche e la fine delle guerre nel mondo. Poi si toglie il cappello davanti all’asilo svizzero e fa tanti altri inchini davanti al Ceis. Anche chi tocca il Ceis rischia di morire. A meno che non si ravveda rapidamente.

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