Progetti ermetici sulle aree in fregio

Progetti ermetici sulle aree in fregio

A proposito di anticipazioni che si leggono sulla stampa e che vedono protagonista il factotum del piano strategico. Questioni di opportunità e di sostanza, che pongono la necessità per il sindaco di fare il quadro chiaro e trasparente sugli interventi privati che interessano il lungomare.

Ho letto sul Carlino il racconto dei proprietari dell’ISuite. Sostanzialmente riguarda un progetto di intervento sulla antistante area in fregio, e si accenna ad un rapporto in proposito aperto con il Comune di Rimini.
Le considerazioni che faccio sono le seguenti.
Mai il Comune ha parlato di vendita di quella fascia, e credo che la questione prima di essere trattata a livello privato dovrebbe ricevere il consenso di una intera città, e occorrerebbe procedere attraverso una chiara esposizione e relativa programmazione, negando ab origine modalità “occasionali”, che fra l’altro farebbero venir meno l’idea di un intervento omogeneo su tutta la fascia.
Chiedo in quale modo si possa procedere ad assegnazioni dirette, ossia in assenza dei previsti bandi. Va pure anche chiarito in che modo si possono riconoscere eventuali proposte pervenute con le famose manifestazioni d’interesse (qui) – dalle 155 sbandierate all’inizio alle poche rimaste (qui) – quando si prevedevano interventi sulle aree in fregio unite a lungomare e spiagge, come spesso sembra fare riferimento l’assessore Frisoni e, tra le righe, anche i titolari dell’ISuite, accennando a generici rapporti con alcuni bagnini.
A tal riguardo, a proposito delle manifestazioni di interesse, si definiva: a) che le opere erano a carico dei proponenti; b) che se non esistono più le prerogative quantitative definite di queste proposte, non si può assumere in continuità di bando una sua mera porzione; c) e si parlava di concessione e non di vendita.
Così come si sta procedendo, sembra invece una sorta di assegnazione ai frontisti che già hanno in concessione le aree in fregio, privilegiando solo specifici interessati, mentre sarebbe stato corretto e doveroso aprire a tanti.
Una impostazione così viene come raccontata, non solo è sbagliata dal punto di vista del diritto, ma anche per un altro aspetto: in regime di monopolio è difficile attribuire il prezzo di vendita in quanto manca il presupposto di avere offerte concorrenziali che oggettivamente farebbero crescere il prezzo. Per ultimo, ma non per importanza, c’è anche un problema politico amministrativo in ragione del fatto che si accontenta qualcuno a discapito di tanti altri alberghi, anche loro interessati a servizi come parcheggi, attrezzature del benessere, ecc.
Ultimo aspetto che pongo riguarda lo stesso racconto degli albergatori, i quali parlano ma non dicono niente sul progetto. Sarebbe invece doveroso entrare nel merito del progetto presentando esaustivamente la proposta, che devo ritenere debba esistere, in quanto sarebbe anche bizzarro che l’Amministrazione abbia aperto un confronto, così come raccontano i signori Ermeti, in assenza di una solida base di confronto.
C’è anche un aspetto più delicato della vicenda, considerato uno dei protagonisti. Non si può infatti non tener conto del ruolo di Maurizio Ermeti, factotum del piano strategico e, nello specifico, anche dominus del progetto del parco del mare. A pensar male, come al solito, si fa peccato. Non sarà così, ma i dietrologi potrebbero pensare che l’apripista di questa soluzione possa essere stato proprio lui, a tutti noto come l’ispiratore delle linee guida del waterfront, in qualità di presidente, appunto, del piano strategico di Rimini. Non c’è nulla di illegale, sia chiaro, ma il tema della inopportunità si pone tutto.
A proposito di quanto sopra asserito, mi piacerebbe sapere il punto di vista di quelle associazioni che rappresentano la categoria degli albergatori, ma credo anche dei commercianti, dove, stando alle chiacchiere, si parla di destinare queste aree a posa tavoli da dedicare ad attività di ristorante e similari.
Una scelta quest’ultima che non pone solo un contesto privatistico concorrenziale, come sopra accennato, ma una questione ben più ampia che potenzialmente tende a far diventare la litoranea la strada dei gas di scarico, stante il traffico intenso, il doppio senso di marcia con mille problemi, compresa la mancanza di parcheggi, mentre la parte a mare è l’oasi felice, ma a scapito di una porzione centrale della zona turistica.
In virtù di tutto questo mi aspetto che il sindaco di Rimini senta la necessità di fare il quadro chiaro e trasparente su queste aree del lungomare, smentendo tutti i critici che criticano il navigare a vista, anche perché i cittadini non hanno mai potuto vedere una planimetria che illustri confini di proprietà e limiti d’intervento del parco del mare.

Stefano Pantozzo

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