Salvate l’Archivio del Cinema Indipendente Italiano

Salvate l’Archivio del Cinema Indipendente Italiano

La memoria del Festival Anteprima rischia di scomparire. Materiali chiusi in una stanza inavvicinabile, gli unici reperti oggi visionabili sono quelli conservati nella mansarda del suo fondatore Luigi "Gigi" Barberini.

Il viaggio nella memoria per cinefili irredenti arriva al capolinea (qui le puntate precedenti: la prima e la seconda). Ultima stazione: Bellaria. E il suo Anteprima per il cinema indipendente italiano, di cui così si potrebbe riassumere la parabola: anno di nascita 1983, anno di morte 1997, parentesi di resurrezione ’99-2004, reincarnazione nella versione dedicata al genere documentario dal 2005 ai nostri giorni.
E’ un viaggio nella memoria che trova le porte chiuse, però. Chiusa la porta di quello che dovrebbe essere l’Archivio del cinema indipendente italiano, al primo piano della Biblioteca di Bellaria: una stanza, dicono, negli uffici dove si fa oggi il Bellaria Film Festival. Nome nuovo, formula nuova, solo un vago ricordo di quello che fu in passato il Festival e che continua a riverberare luce e reputazione positiva sull’oggi.
L’Archivio del cinema indipendente italiano non esiste. Quel che è peggio, riuscire a sapere cosa resta del patrimonio di film passati nel Concorso e nelle sezioni collaterali (vecchi Vhs, Betacam, U-matic: preistoria dei formati video) è più complicato che scavare nei segreti di Fatima. Unica informazione reperita dopo due viaggi quasi a vuoto: c’è una richiesta di finanziamento alla Regione (in base alla legge regionale 18/2000) per “il riordino, la catalogazione, l’inventariazione e la digitalizzazione dell’archivio di Bellaria Film Festival, rassegna cinematografica nata nel 1983 come “Anteprima per il cinema indipendente italiano” per la quale si è riusciti ad ottenere il 26° posto in graduatoria, ovvero tra gli ultimi progetti ammessi. Campa cavallo. Nel frattempo si rischia la smagnetizzazione dei materiali conservati.

Invece l’archivio del cinema indipendente italiano esiste. No, non sto violando il principio di non contraddizione. E’ quello che ho scoperto andando in via Ovidio a Igea Marina. A casa di Luigi Barberini, che nel 1983, con operazione per certi versi rocambolesca, fece nascere il Festival bellariese. Dagli anfratti della sua abitazione/mansarda spuntano fuori carteggi, cassette, cataloghi: pezzi di memoria che altri invece non hanno saputo finora conservare/valorizzare. Barberini mi mostra una vecchia cassetta U-Matic: il film è Lucidi Folli di Ursula Ferrara, cortometraggio di animazione che vinse il Gabbiano d’argento nel 1987, ma spunta anche L’osservatorio del dottor Nanof di Paolo Rosa, l’artista riminese, scomparso prematuramente nel 2013, fondatore dello Studio Azzurro, cui oggi è stata intitolata la sezione Casa Rossa Art Doc (evoluzione e metamorfosi del Premio Casa Rossa che premiava i migliori film indipendenti italiani). Poi c’è Giulia in ottobre, di Silvio Soldini: proprio lui, quello di Pane e Tulipani. A Bellaria era di casa, al pari dello stesso Paolo Rosa. I due film di Rosa e Soldini furono premiati ex aequo nel 1985 con il Gabbiano d’Oro.
Anche i cataloghi delle vecchie edizioni del Festival sono materiale irreperibile alla Biblioteca di Bellaria. Addirittura vengono persi quelli che altri hanno prestato. Sempre il nostro Barberini. “Un paio di anni fa dal Festival mi chiesero in prestito il catalogo della seconda edizione. Serviva per rifare le stampe dei vecchi manifesti” racconta. Come è andata a finire? “Mi hanno perso il catalogo”. Vatti a fidare.

Un po’ di amarcord. Come nacque Anteprima? Il concepimento fu frutto di una notte d’estate: non diversamente da tante e altre storie (e follie) della Riviera avvenne in discoteca, allo Chez Vous di Bellaria, complici le chiacchierate tra il patron Mariano Antolini e conoscenti romani e bellariesi che riuscirono a convincere l’allora consiglio dell’Azienda di Soggiorno di Bellaria, presieduta da Odo Fantini e di cui era direttore Luigi “Gigi” Barberini. Un’edizione con cinque film quasi tutti romani tranne il “milanese” Come di dire di Gianluca Fumagalli che era già stato apprezzato a Locarno e che fu proclamato miglior film. L’evento bellariese non passò inosservato e finì per citarlo anche La Repubblica. Il successo dell’iniziativa “portò alla decisione di proseguire, darvi continuità” racconta Barberini, che propose di coinvolgere Morando Morandini, critico cinematografico de Il Giorno. Il resto è storia: l’edizione 1984 fu diretta da Morandini che coinvolse il torinese Gianni Volpi, e da Ettore Zocaro (direttore della prima edizione). Nel 1985 arriva Enrico Ghezzi e il cinema indipendente italiano iniziò ad avere in Bellaria la propria vetrina in tutte le sue latitudini e “antropologie”, dal nord con Torino e Milano, già poli in fermento cinematografico, al versante romano e “altro” presidiato da Ghezzi in Rai. Nei primi anni Anteprima fu anche crocevia di Linea d’Ombra di Goffredo Fofi. Vi transitarono anche Marino Sinibaldi (attuale direttore Radio 3), Alessandro Baricco, erano habitué critici come Alberto Farassino e Paolo Mereghetti. Dalla 7a edizione subentrò al coordinamento poi alla direzione organizzativa Gianfranco Miro Gori, le strade iniziarono a intrecciarsi con Riminicinema.

Della squadra dei curatori fecero parte prima della svolta Doc con Fabrizio Grosoli, Roberto Silvestri, Antonio Costa, Daniele Segre. L’elenco degli autori transitati è stato fatto innumerevoli volte. Oltre a Soldini, Paolo Rosa, anche Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, la coppia Ciprì e Maresco, Antonio Rezza, Roberta Torre, Corso Salani, Daniele Segre, Maurizio Zaccaro (oggi trapiantato a Santarcangelo). E l’elenco potrebbe continuare con Tonino De Bernardi, Silvano Agosti, la raffinata coppia Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, il siciliano Francesco Calogero. Con Luca Bigazzi, oggi tra i migliori direttori della fotografia, e il montatore Jacopo Quadri. A spulciare tra i cataloghi spunta anche il nome di Milena Gabanelli, con un documentario, I figli del Bounty, inserito come evento speciale nell’edizione numero 8 (1990). Tra le invenzioni di successo, il Concorso tre minuti a tema fisso poi 150 secondi. Il boom con i temi “Dio”, “Sesso”, “Denaro”. Tra i partecipanti anche l’attuale assessore alla Cultura del Comune di Rimini Massimo Pulini.

3 – Fine

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