Senologia Santarcangelo: ecco perché accusare di strumentalizzazione politica una battaglia civile sacrosanta è da prevenuti

Senologia Santarcangelo: ecco perché accusare di strumentalizzazione politica una battaglia civile sacrosanta è da prevenuti

La vicenda del reparto di senologia di Santarcangelo sembra essere l’ennesima dimostrazione che in Italia il merito non solo non è riconosciuto né premiato, ma viene anzi ferocemente combattuto in nome della invidia sociale e professionale. Ma nel caso in questione c'è anche dell'altro. Che fa pensare ad una sorta di masochismo.

Si fa un gran parlare, in questi giorni, del progressivo ridimensionamento da parte della Asl Romagna del reparto di senologia nell’Ospedale di Santarcangelo, fin quasi a configurarne una chiusura di fatto.
Questo ad onta del livello d’eccellenza del reparto stesso, come dimostrato dai riconoscimenti ricevuti a livello internazionale dal primario dott. Domenico Samorani.
Siccome la cosa va avanti dal 2015 (nonostante le 40.000 firme raccolte in tutta la provincia per tentare di bloccare l’operazione), i livelli Bolognesi dell’Asl non hanno battuto e non battono ciglio nel continuare a perseguire l’obiettivo di trasferire tutto a Forlì.
Cioè in te Zitadòun, che notoriamente non ha né le competenze né i numeri di Santarcangelo ma, dal punto di vista politico, conta evidentemente di più.
Mi viene in mente un recente articolo di Galli Della Loggia sul Corriere che denuncia il proliferare, in Italia, d’una elite di potere a livello trasversale (sanità, giornalismo, spettacolo, imprenditoria, Rai, magistratura, università), di tipo familista e/o partitico, che impedisce di fatto l’accesso ai piani alti della pubblica amministratore a chi non è amico di, figlio di, moglie o amante di o risulta comunque privo della giusta tessera di partito.
Che sarebbe poi quella del Pd.
Osservato che Galli della Loggia è da sempre un uomo di sinistra, non si può che condividere la sua conclusione (partecipata anche dal sociologo Giuseppe De Rita) che deriva di qui la crisi civile ed economica in cui siamo.
Nel senso che questa intercapedine omertosa distrugge quel criterio di meritocrazia su cui dovrebbe reggersi ogni vera democrazia.
Orbene, la vicenda del reparto di senologia di Santarcangelo sembra essere l’ennesima dimostrazione che in Italia il merito non solo non è riconosciuto né premiato, ma viene anzi ferocemente combattuto in nome di quella invidia sociale, oltre che professionale, di cui già parlava Leone XIII nella Rerum Novarum di fine Ottocento.
Cosicché accusare di strumentalizzazione politica una battaglia civile sacrosanta (quella delle donne del “Punto Rosa” di Santarcangelo contro la chiusura del reparto) è da insensati o prevenuti totali.
Quando invece la domanda vera è un’altra: come è possibile che sia proprio l’amministrazione d’una regione come la nostra a persistere, con una sorta di strumentalizzazione a rovescio, in una politica così antipopolare, oltre che idiota, nell’imminenza delle elezioni comunali?
Forse che la sinistra vuole perdere a tutti i costi Santarcangelo?
Come è possibile, insomma, che i vertici della Asl, nonché i responsabili del partitone pigliatutto in Regione, siano diventati a un tratto così masochisti?
L’unica spiegazione essendo che qualcuno, nella sanità regionale, deve pagare un debito “politico” ai propri fornitori istituzionali e deve farlo subito, nella previsione (da lui stesso evidentemente condivisa) che il prossimo turno regionale lo scalzerà dalle proprie posizioni di potere.
E chi se ne frega se a pagare sarà il reparto di senologia dell’ospedale di Santarcangelo, visto che i soldi non sono suoi ma dei cittadini, visto che a inchinarsi per primi ai diktat regionali sono quei livelli istituzionali sia Santarcangiolesi che Riminesi cui evidentemente dei loro amministrati non gliene può fregar di meno.
Voi che ne dite?

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