“Unindustria non deve interferire sulla Fondazione Carim”

“Unindustria non deve interferire sulla Fondazione Carim”

Ancora una volta i soci della Fondazione Carim sono costretti ad apprendere dalla stampa notizie ed informazioni che invece dovrebbero essere loro com

Ancora una volta i soci della Fondazione Carim sono costretti ad apprendere dalla stampa notizie ed informazioni che invece dovrebbero essere loro comunicate formalmente.
Questa volta all’insopportabile comportamento dei vertici della Fondazione, si aggiunge quello di Unindustria che ha intrattenuto i vertici di Banca Carim sui suoi programmi futuri, cioè sul fantomatico piano industriale.
Procediamo per ordine:
1- solo qualche mese addietro l’assemblea della Banca ha impedito (grazie all’interessato attivismo della Fondazione) che un rappresentante degli imprenditori riminesi entrasse a fare parte del suo Consiglio di Amministrazione.
2- Oggi quegli imprenditori si aprono alla collaborazione: apprezzano il piano industriale, sorvolano (chissà perchè) sulle perdite che la Banca registrerà nel 2015, disegnano il profilo del futuro Presidente della Fondazione. Sono gli stessi imprenditori che a suo tempo hanno timidamente concorso alla precedente ricapitalizzazione, che si sono trovati in difficoltà (non tutti per la verità) di fronte alla generale crisi finanziaria i cui riflessi si sono ripercossi sulle loro aziende e di conseguenza sulla Banca (fallimenti, perdite di crediti, ecc… ) e che ora si propongono quali interlocutori privilegiati della Fondazione.
Per quanto poco possa valere, la mia opinione è la seguente:
1- la Fondazione deve essere libera di nominare i propri organi sociali, ci mancherebbe altro; e
2- gli imprenditori riminesi, molti dei quali ne sono anche soci, esprimano in assemblea il proprio parere ed il proprio voto. In sede Unindustria partecipino, se le loro risorse lo consentono, alla ventilata nuova ricapitalizzazione della Banca, ma evitino da quella sede di interferire nell’attività della Fondazione (dettando soprattutto organigrammi), che di indebite pressioni esogene ne sta sopportando anche troppe;
3- la Banca sviluppi pure il suo piano industriale che, per quanto si legge, transita attraverso un importante aumento del proprio capitale sociale, un repentino risanamento delle perdite accumulate ed un rapido ritorno all’utile (ed auspicabilmente alla distribuzione dei dividendi). Oggi si registra un peggioramento della performance della Banca a causa non soltanto dei risultati economici, ma anche della perdita di quote di mercato rispetto alle altre banche;
4- tale performance negativa influenzerà il valore della partecipazione nel capitale della Banca che la Fondazione, in adempimento ai nuovi obblighi statutari, dovrà in parte alienare. Si dovrà fare molta attenzione nel fissare tale valore, onde evitare che ne traggano vantaggio pochi a danno dei più.

Alfonso Vasini
socio della Fondazione Carim

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