“Almeno il Tempio Malatestiano è salvo” (perché non è del Comune). Ferruccio Farina appicca un altro incendio

“Almeno il Tempio Malatestiano è salvo” (perché non è del Comune). Ferruccio Farina appicca un altro incendio

Ricordate cosa scrisse sui "saluti da Rimini"? Anche in quel caso accese un bel fuoco. Ferruccio Farina firma oggi un pezzo in apparenza innocuo, che prende spunto dalla presentazione di un libro dedicato a Sigismondo Malatesta. Ma in mezzo ci infila un vivace j'accuse sulle gesta eroiche del novello signore di Rimini: "Sigismondo è stato evocato da iniziative conficcate a forza dall’Amministrazione in uno scomposto progetto ..."; la "mania spasmodica di ‘contaminazioni’, unica moda che sembra ispirare i nostri decisori culturali, banale e provinciale quando all’eccesso". E se il Tempio malatestiano è salvo lo si deve al fatto che non rientra tra i tesori di palazzo Garampi.

Almeno il Tempio Malatestiano è in salvo, perché è nelle mani della Chiesa. Trattenete il fiato perché fra poco arriverà la sorpresa. C’è da leggere un brano di qualche riga. Ma ne vale la pena, come avrete intuito dall’incipit. Porta la firma di Ferruccio Farina e va segnalato urbi et orbi perché l’autore è studioso serio (cosa sarebbero la storia del turismo balneare, la valorizzazione del mito di Francesca da Rimini, la conoscenza delle vicende malatestiane, senza tante pubblicazioni ed iniziative anche di respiro internazionale da lui realizzate?) e perché le sue parole confermano che l’élite intellettuale riminese (ricorderete ad esempio il giudizio per nulla tenero di Moreno Neri su certe “imprese barbariche” dell’amministrazione comunale, oppure i tanti interventi del prof. Rimondini), che ben conosce i tesori di Rimini ma anche la sua storia (turistica, culturale, architettonica, artistica), avverte una sorta di spaesamento davanti alle gesta del novello (signore di Rimini) Sigismondo Malafesta e non si trattiene dal denunciarne le storture. Ecco il brano.

“Dal 2017, sesto centenario della sua nascita, Sigismondo è stato evocato da iniziative conficcate a forza dall’Amministrazione in uno scomposto progetto del quale non resterà neppure un catalogo: rare iniziative di prestigio, pochi eventi dignitosi, non pochi quelli ridicoli, il tutto marchiato da un logo, a dir poco, inquietante. Se Sigismondo potesse parlare, chissà cosa direbbe nel vedere il suo castello, finalmente libero da stracci e parcheggi, adibito a Museo Fellini? Prima di giudicare e reagire, forse aspetterebbe, come noi, di vedere cosa verrà fuori. Rimarrebbe comunque allibito dalla mania spasmodica di ‘contaminazioni’, unica moda che sembra ispirare i nostri decisori culturali, banale e provinciale quando all’eccesso. Come noi, il nostro intramontabile “Rex ariminensium” sarebbe comunque felice di sapere che il suo Tempio, almeno, è in salvo nelle mani della Chiesa. Al riparo da esaltati Disc Jockey, da fiere paesane, da sagre culinarie roboanti o da quadriennali del ricamo. Per quanto folto, il manipolo che ascolterà il professor D’Elia al Museo proprio nei giorni della Notte rosa non sarà mai comparabile, per dimensione, con l’orda di giovani che invaderanno la spiaggia a suon di musica e di birra. Non sembri, quindi, troppo eccessivo paragonare quei coraggiosi ‘sigismondisti’ con i cristiani che si riunivano nelle catacombe per parlare di speranza e ripararsi dalle barbarie che infuriavano all’esterno devastando i resti di una civiltà in declino. Sarebbe anche curioso poter scoprire cosa resterà tra qualche decennio del grande Alvaro Soler e dei circhi organizzati a suon di decine di migliaia di euro. Certo è che, nonostante tutto e tutti, Sigismondo e la sua grandezza, che da seicento anni fanno discutere e riflettere, ci saranno ancora. Anche grazie all’impegno degli studiosi come Anthony D’Elia”.

Ferruccio Farina ha scritto tutto ciò sul Carlino di oggi (pagina spettacoli di Rimini) sotto il titolo “Sigismondo Malatesta conquista il Canadà”. Ad un occhio distratto l’articolo appare come la presentazione di un libro del professor Anthony D’Elia che racconta la vita del condottiero. Bisogna leggerlo e arrivare alle ultime due colonnine per accorgersi del j’accuse, che Farina conficca dentro l’annuncio della presentazione di Pagan Virtue in a Christian World, Sigismondo Malatesta and the Italian Renaissance, che il professor Anthony F. D’Elia terrà il 4 luglio, alle 21.15, al Museo della Città. Pubblicato nel 2016 dall’editrice Harvard University Press, il volume è frutto di anni di studio del cattedratico canadese, scrive Ferruccio Farina, “per indagare negli archivi di Venezia, Firenze, Milano, Roma, e ripercorrere le fonti che da secoli parlano di Sigismondo Malatesta”. Chi gliel’ha fatto fare? E’ la stessa domanda che viene da porre a Farina, il quale non riesce a trattenersi quando si trova davanti ai “bidoni”, e allora con la penna diventa incendiario. Sul caso dei “saluti da Rimini” accese un tale fuoco che si scottarono in parecchi. “Niente da dire: il sindaco Gnassi è un venditore straordinario ma, come tutti i venditori, a volte vende cose buone, parecchie, e a volte vende fuffa, parecchia”. Rileggetelo qui.

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