Il progetto iniziale prevedeva 59 turbine a partire da 5,4 miglia nautiche, adesso diventano 51 collocate a una distanza minima di 6 mn.
La contrarietà manifestata da Comuni, associazioni ambientaliste e mondo della pesca in particolare, al progetto della centrale eolica offshore proposto da Energia Wind 2020, ha già sortito un primo effetto. Anche se la società che ha in Riccardo Ducoli il suo amministratore delegato, tiene duro sull’obiettivo finale.
Il percorso verso l’autorizzazione è ancora lungo e accidentato, ma Energia Wind 2020 ha deciso di sfoderare una certa diplomazia aprendo a qualche richiesta, la principale delle quali consiste nel ridurre l’impatto della centrale. Con una documentazione aggiunta volontariamente nei giorni scorsi, ha depositato al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti le prime risposte alle osservazioni avanzate in particolare dal Comune di Rimini. E quella più vistosa riguarda la riduzione degli aerogeneratori da 59 a 51 e un maggiore distanziamento dalla costa.
Non si tratta di chissà quale novità, perché già l’istanza di concessione demaniale presentata (e sulla quale i vari enti hanno cominciato a dire la loro) prevedeva quattro ipotesi alternative (come mostra l’immagine). E quella che ora viene privilegiata è proprio la quarta (in basso a destra), con qualche revisione. Anzitutto l’eliminazione delle pale più vicine alla costa: una resterebbe intorno alle 6 miglia nautiche (in precedenza si partiva da 5,4) e tutte le altre oltre questa linea. Le turbine sarebbero collocate a forma di arco, per un minore intralcio alla navigazione e alla pesca, arrivando ad una distanza massima dalla costa di 11,5 miglia nautiche.
La distanza minima dal porto di Rimini, secondo le modifiche proposte da Energia Wind 2020, diventerebbe di 13,3 km, dalla spiaggia 14 km, da Riccione 12,8 km, da Misano 12,2 km, da Cattolica 11,2 km, da Gabicce monte 12 km. Secondo la società che ha pianificato l’intervento, le nuove soluzioni rappresenterebbero un significativo allontanamento dell’impianto dalla costa, ma va detto che fino a quando non saranno compiuti gli studi di impatto ambientale e di valutazione di impatto ambientale, non si avrà la reale percezione della centrale eolica sul contesto paesaggistico. Tre gli archi con le turbine, uno di 9 chilometri di lunghezza, un secondo di 11 km e un terzo di 13 chilometri.
Gli autori del progetto eolico ci tengono però a mettere una serie di puntini sulle i. Fanno notare, ad esempio, che i Comuni non hanno competenza sulle acque territoriali, essendo una materia statale, e quindi non possono avere l’ultima parola sulla sicurezza alla navigazione in mare, sulla attività di pesca e nemmeno sui beni culturali e paesaggistici. La valutazione degli aspetti ambientali rientra fra le prerogative statali e in particolare è in capo ad una commissione tecnica ministeriale. Il rischio quindi che la centrale eolica diventi una amara pillola da digerire controvoglia per il territorio, resta tutto. Ma allo stesso tempo Energia Wind 2020 si mostra “aperta” al confronto con gli enti e le comunità locali per arrivare ad un punto di sintesi condiviso. Quanto sia tattica e quanto invece sostanza, lo si capirà solo strada facendo.
Energia Wind 2020 chiarisce anche un altro aspetto. Al Comune di Rimini che reclama una relazione che spieghi il rapporto dei costi e dei benefici e l’impatto della centrale eolica sull’economia turistico-balneare, sulla pesca e sul diporto nautico, dice senza mezzi termini che questi approfondimenti esulano dalla fase istruttoria in corso e dalle competenze dell’amministrazione comunale, e saranno oggetto della valutazione di impatto ambientale. E che le esperienze attuate altrove di impianti eolici offshore attestano addirittura che il turismo, la pesca e il diporto non solo non subiscono conseguenze negative, ma positive. Ma su queste affermazioni per il momento non vengono portate “pezze d’appoggio” ma solo citate le politiche europee di “Maritime Spatial Planning”.
Anche sul tracciato dell’elettrodotto interrato e sull’attraversamento dell’arenile il Comune di Rimini chiede una serie di garanzie, ma pure su questi aspetti si rimanda alla progettazione definitiva. Energia Wind 2020 rivendica di essersi mossa sulla scia delle opportunità offerte dalla Regione Emilia Romagna per quanto riguarda la localizzazione delle opere in mare (progetto “Tra la terra e il mare” e “Supreme”), individuando aree potenzialmente idonee e non scarsa interferenza rispetto ad altre attività. La Regione ha individuato tre aree, due all’interno delle 12 miglia nautiche e una esterna. Fra le due interne c’è anche quella della costa riminese sulla quale ha puntato gli occhi la società. Come dire: stiamo solo disputando la nostra partita sul campo di gioco preparato dalla Regione Emilia Romagna.
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