C'è chi smercia il frutto esotico in contenitori di plastica per renderlo più presentabile in tempo di pandemia, l'habitué che commercia teli da mare, ma non manca chi disegna sul corpo dei turisti al sole. Più facile colpire e sanzionare i locali affollati piuttosto che il mercato dell'abusivismo commerciale in spiaggia.
Rimini, anno 1° dell’era Covid–19.
Coronavirus. Il bollettino dei contagi degli ultimi 3 giorni:
7 agosto: i contagi tendono alla salita: 552 nuovi casi. I Veneto è la regione con il maggior numero di nuovi infetti, seguita da Lombardia ed Emilia-Romagna, solo medaglia di bronzo. Sarebbe meglio scendere al più presto dal podio. L’8 di agosto sono 347. 9 agosto: 463. Sempre prima la Lombardia, a ruota l’Emilia Romagna, terzo gradino al Veneto.
Ognuno di noi ricorda il confinamento in casa. Le sporadiche uscite per andare in farmacia o al supermercato. Tutti in fila, orecchie basse, armati di pazienza, guanti e mascherina a conversare con il vicino (sì, ma non troppo) di carrello che da sopra la mascherina ti guardava con occhi acquosi da vecchio cocker: “Chi è il suo virologo di riferimento? E l’infettivologo? Quanti “positivi” avete nel vostro condominio?”. Se capitava di salutare qualcuno che in ipotesi non vedevi da anni, anziché abbracciarlo, praticavi il “tuca-tuca” con i gomiti (per la verità, ci si deve salutare tuttora così). Una volta fuori dal supermercato, di corsa a casa a decontaminare la spesa, poi il pasto davanti a un noioso telegiornale monotematico e a seguire, una corsa sul web a leggere quante multe fosse arrivato a beccarsi l’ormai leggendario ingegnere riccionese, impenitente evasore seriale delle misure anti Covid. Per la cronaca, in totale dovrebbero aggirarsi intorno a 14. Volendo, sempre sul web, c’erano pure “le avventure del Drone guardone”, documentario a cura della Polizia Municipale locale, assurto alle cronache televisive internazionali e sbertucciato in mondovisione: gran bel colpo. Le giornate passavano più o meno tutte uguali, grigie e piatte. Tanto vuote e barbose che per dare una sferzata alla monotonia, ti saresti “pmesso” a “pmangiare” “pnaftalina” come Eta Beta. Finché un bel giorno è arrivato l’attesa riapertura alla vita, da qualcuno interpretato come “tanaliberatutti”. Messi tuttavia alle spalle droni–acchiappa-notorietà e “pnaftalina”, la corsa alla normalità (con ostacoli) ci ha quasi messo nelle condizioni di condurre una vita pseudo regolare, nel senso che rispettando alcune norme igienico-comportamentali, il rischio di rimanere infettati dal virus (pare) si abbassi notevolmente. La Presidenza del Consiglio, per rimanere come si usa dire, dalla parte del sicuro, ha recentemente emesso il decreto-legge n. 83/2020 che proroga lo stato di emergenza dal 31 luglio al 15 ottobre 2020.
Alle disposizioni in vigore si devono adeguare i presidenti di regione e naturalmente, i sindaci. Queste due figure sono nodali per far rispettare le disposizioni governative, ma serve l’aiuto di tutti; specialmente quello di chi gestisce attività frequentate dal pubblico, con particolare attenzione a quello giovane, organicamente meno incline all’ossequio dei diktat. Sta di fatto che le misure da mettere in pratica per scongiurare il contagio, cioè uso della mascherina (obbligatorio indossarla nei locali chiusi e all’aperto ove non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza) e distanziamento sociale, non sempre sono rispettate o fatte osservare da chi dovrebbe.
In giro per Rimini si vedono situazioni assurde. Si va da un estremo all’altro. Per entrare nelle strutture ospedaliere, le stesse che fino a marzo inoltrato nemmeno prevedevano l’uso delle mascherine per pazienti e operatori sanitari, all’ingresso devi ora farti sparare in fronte da un termometro agli infrarossi (affidabile? Mah, a volte rileva temperature che rasentano l’ipotermia), lasciarti applicare un talloncino sul petto che ti identifica come “accompagnatore” o “paziente”, indossare protezioni e osservare il distanziamento in sala d’aspetto. Alla buon’ora. Mentre in quasi tutti gli esercizi commerciali si vedono esercenti e avventori muniti di barriera anti sputazzo, chissà mai perché alla pescheria del mercato coperto molti clienti e venditori non la indossano o la tengono nel sottogola (pratica tra l’altro sbagliatissima e pericolosa). Si sarebbe potuto pensare che con la crisi e le severe misure previste anche in spiaggia, i venditori abusivi si sarebbero estinti come i T-Rex. Niente affatto: se ne vedono di meno, ma ci sono. E operano indisturbati. L’orientale che applica finti tatuaggi (vedi foto) a un gruppetto di ragazzotti stranieri, in barba a tutte le disposizioni si accomoda sotto l’ombrellone. Con fare molto salottiero appiccica le decalcomanie sulla pelle dei quattro, alla faccia delle più elementari norme sanitarie in vigore. Poteva mancare il venditore di cocco? Naturalmente no.
Ma per dare alle insalubri fette esotiche un aspetto meno improvvisato, le mette in “asettici” contenitori di plastica. Così i germi non scappano… E anche il venditore magrebino di teli da bagno (non autorizzato, ma che volete, è un habitué che vive e non paga tasse a Rimini da anni) si aggira tranquillamente tra gli ombrelloni come se niente fosse successo. Nessuno, nemmeno al responsabile di spiaggia, viene in mente di dirgli nulla. Come del resto, all’orientale tatuatore. Sembra che in questa città le misure di sicurezza e prevenzione riguardino soltanto chi è nato qui, lavora, paga le tasse e riga dritto. Per altri, ci sono corsie preferenziali, come già denunciato da Rimini 2.0. Per verificarlo, basta fare un giro a Borgo Marina.
Si aggiunga che i giornali locali di oggi, dopo la chiusura temporanea della discoteca Villa delle Rose di Misano Monte, segnalano anche quella del Byblos di Riccione, entrambi a causa di assembramenti e che all’ora dell’aperitivo la polizia è dovuta intervenire per disperdere una folla di avventori, perlopiù giovani, intorno a un ciringhito in spiaggia a Rimini. In definitiva è difficile arrendersi al fatto che, come sostengono molti addetti ai lavori il Covid–19 non si è affatto attenuato, si è anche abbassata di molto l’età di chi viene infettato. Dicono che dovremo conviverci a lungo, sperando che si trovi presto un vaccino. L’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, rileva che “in Europa viviamo una situazione drammatica, in Italia i casi sono aumentati in modo considerevole”, mentre il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini sostiene che “il rischio del rimbalzo c’è. Bisogna richiamare tutti, in particolare i giovani, in questo periodo di vacanza, a tenere comportamenti adeguati. Non vorrei che per colpa di qualche cretino e irresponsabile ci trovassimo a dovere chiudere quello che abbiamo riaperto”.
Dal cento suo, la Repubblica di San Marino, nel Decreto Legge 24 luglio 2020 n.122, all’articolo 1 stabilisce la “fine dello stato di emergenza da coronavirus”, mentre all’articolo 2 suggerisce che “è (solo, ndr) fortemente raccomandato l’utilizzo delle mascherine protettive in luoghi chiusi”. Si noti che nella vicina Repubblica, alla fine della “rumba” virale, la percentuale di positività è stata dell’1,4 per cento: la più alta nel mondo. Il minuscolo stato ha fatto registrare 39 morti con una percentuale di letalità molto vicina a quella italiana: l’8,2. Considerati questi dati, sul Titano non si ravvisa nessuna sincronia con l’Italia. Troppo “fru–fru” loro o eccessivamente bacchettoni noi italiani?
Ne riparleremo nel prossimo futuro. Intanto, per il Capodanno 2020, tenete pronte le mascherine da sera: di raso nero e paillettes.
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