Gloria Lisi prende il mare

Gloria Lisi prende il mare

C'è anche la candidatura della vicesindaca. Si propone come "soggetto centrista a forte impronta cattolica e liberaldemocratico". Cosa significa questo nuovo "cantiere aperto", che comunque rompe i ponti col Pd, e quali possibilità di riuscita può vantare.

L’8 ottobre 2020 anticipammo a proposito di Gloria Lisi una possibilità per nulla remota, quella che oggi la vicesindaca ha formalizzato a bordo di una bella imbarcazione per colorare la sua iniziativa di significati anche emotivamente forti. Non potevamo immaginare che la sua decisione sarebbe arrivata al termine di un terremoto di notevole intensità che ha sconvolto il campo del centrosinistra, come d’altra parte nessuno all’epoca poteva nemmeno ipotizzare. Anche se questo esito è la conseguenza di un decennio, quello che si chiude, fortemente anomalo, durante il quale tutto ha ruotato intorno all’ombelico di un sindaco che ha regnato come una sorta di Podestà, non solo senza coinvolgere i diversi “attori” sulla scena pubblica, ma anche mosso dalla convinzione di non poter sbagliare e di non avere bisogno di nessuno. I risultati si vedono.
Cantieri sottosopra ovunque, arredi costosissimi che pur avendo abbellito esteticamente alcune zone della città, ne hanno anche aggravato le piaghe di sempre:  mobilità e sosta. La manomissione del centro storico, a partire da piazza Malatesta e Castello, grida vendetta al cospetto dei «beni culturali» e proprio ieri abbiamo pubblicato la notizia che in quattro andranno a giudizio per i
buchi nelle mura antiche del ponte di Tiberio. Non la mente di quelle lacerazioni, però. Il museo Fellini sconterà a lungo il fatto di essere stato imposto senza la minima condivisione, senza alcuno studio di fattibilità economica e sostenibilità del progetto, senza spiegare anticipatamente gli impatti di tipo urbanistico e archeologico, e oggi sul successo futuro del museo nessuno sarebbe in grado scommettere un centesimo (nonostante l’investimento da 12 milioni di euro). Per la rinascita della città turistica, cioè per azionare leve in grado di innescare la riqualificazione delle strutture ricettive, siamo all’anno zero.  Se cadono 8 millimetri di pioggia, continuano a scattare i divieti di balneazione. Di questo occorre parlare quando si comincia a tracciare un bilancio, come occorrerà fare da qui alla data delle elezioni comunali.
Una conseguenza della rottura con la quale si chiude questa esperienza politica, è anche quella della doppia candidatura che esce dalla giunta uscente: Jamil Sadegholvaad (con vicesindaca Chiara Bellini) e Gloria Lisi. Uno da una parte e una dall’altra, seppure entrambi nel centrosinistra. Merola ha espresso Matteo Lepore e il Pd a Bologna ha puntato sulle primarie per l’incoronazione. A Rimini le primarie sono state avversate prima di tutto da Gnassi che non è stato in grado nemmeno di lasciare l’eredità politica di un delfino. Nemmeno a pianificarlo un simile disastro sarebbe riuscito tanto bene.
Detto questo, Gloria Lisi se ha deciso di scendere in campo con una propria lista lo ha fatto perché sa di rappresentare mondi che nelle urne a Rimini hanno sempre contato parecchio nel conteggio delle schede a favore del centrosinistra. Mondi che probabilmente esprimono lo stesso “imbarazzo” di cui parla la vicesindaca nei confronti degli sceneggiatori a vario titolo coinvolti a livello romano, regionale e riminese nel pastrocchio del “tandem”. Le sue parole sulla gestione della partita candidatura a sindaco (“imposta da Roma”) sono una pietra tombale sul Pd. Per lei si apre una corsa verso un risultato facile? No.
Dipenderà da molte cose il suo esito. In parte Jamil Sadegholvaad si rivolge allo stesso elettorato di Gloria Lisi, poi i cattolici – come scrisse in passato la stessa vicesindaca -, in larga parte si considerano ormai da tempo “adulti” e non votano più in base alla “impronta cattolica”. E infine tanto conterà il candidato che (auguriamoci entro ottobre) il centrodestra schiererà (e speriamo non sia né l’ex sindaco di Bellaria e né uno dei soliti politici, altrimenti non andrà nemmeno al ballottaggio).

Di seguito il “manifesto” politico di Gloria Lisi reso pubblico oggi nel corso della conferenza stampa.

Sono certa che non è sfuggito a nessuno che la situazione che si è venuta a creare con la decisione con cui il Pd ha risolto il suo conflitto interno scegliendo di non scegliere e rifugiandosi in una soluzione di compromesso mi ha creato a dir poco imbarazzo. Mi ha lasciato incredula di fronte ad un percorso negato che avevamo con Jamil già ampiamente delineato e su cui avevo messo personale fiducia e impegno completamente contradetto da un accordo che è apparso a tutti come una sostanziale critica a l’intero percorso amministrativo che abbiamo insieme costruito. Ma è andata come è andata. Il Pd ha fatto le sue valutazioni e le sue scelte che personalmente non condivido, non solo per il modo con il quale il tutto è stato gestito e condotto, ma anche e soprattutto perché la soluzione adottata è una soluzione che svilisce il contributo ideale e fattivo che un’area fondamentale del tessuto sociale, economico e culturale della città, come quella rappresentata dai movimenti cattolici e civici, ha sempre assicurato al centro-sinistra. Senza poi dimenticare che questa soluzione, imposta da Roma e subita passivamente dalla città e dai riminesi, ha svilito tutte le indicazioni a lungo condivise dagli organismi territoriali dello stesso Partito Democratico.

Una decisione che, non lo voglio certamente nascondere, ho anche sofferto personalmente ma che, devo dire, mi ha aiutato a maturare l’idea che è arrivato per me, dopo 10 anni di impegno politico ed amministrativo, il momento di assumermi una responsabilità maggiore. Ho quindi deciso, dopo averlo molto meditato di impegnarmi nella costruzione di un nuovo soggetto politico, rivolto a quel mondo della società civile e della cooperazione sociale con cui ho avuto modo di maturare un forte legame, che meglio ho conosciuto e conosco e che può contare su uomini e donne di grande cultura e spessore in ogni settore della società riminese. Un’area che, a mio giudizio, può e deve avere una sua chiara, definita ed autonoma identità politica, che lavori per affrontare le nuove sfide del futuro con una programmazione e una visione da grande città, che di questo se ne assuma indirizzo e controllo ponendo al centro priorità, reali e concrete, orientate alla soluzione dei bisogni dei riminesi, al loro benessere economico e sociale.

Questa terribile pandemia ci obbliga a guardare il futuro con occhi diversi, siamo in una sorta di anno zero, siamo di fronte ad una pagina nuova per la nostra città, abbiamo bisogno di trovare dentro di noi la forza di rialzarci e ritrovare quello spirito che ha permesso a questa città subito dopo la guerra di rimboccarsi le maniche per potersi aprire al mondo. Occorre quindi uno sguardo ineluttabilmente nuovo, diverso e per questo abbiamo bisogno di donne e uomini che sappiano leggere e programmare una nuova società, fatta di nuovi bisogni e di nuove esigenze. Ho sentito in questi giorni molti parlare di continuità-discontinuità. Vi ho letto dichiarazioni miopi che nascondono in realtà una forte preoccupazione, la paura di essere vissuti come una longa manus del passato, una sorta di soluzione gattopardesca che fa apparire immutabile ciò che fino ad oggi è stato. In questo occorre essere chiari e liberare da ogni dubbio ogni possibile speculazione. Se così fosse sarebbe per Rimini una grande occasione di rinnovamento e rilancio sprecata. Anche se bisogna innanzitutto dire con forza e con chiarezza che ciò che il decennale Governo di Andrea Gnassi ha fatto, ha inciso positivamente sulla vita della città. Abbiamo insieme raggiunto obiettivi importanti, abbiamo reso questa città migliore, abbiamo risolto problemi e dato soluzioni alle esigenze di larga parte della cittadinanza. Ma a guardarsi indietro sembra che tutto sia successo un secolo fa. In meno di due anni, è tutto cambiato, gli scenari che ci troviamo di fronte si sono talmente modificati che facciamo fatica a coglierne orizzonti e frontiere. La città e con essa la nostra gente si è aperta a nuovi paradigmi, a nuovi linguaggi, a nuove esigenze, a nuovi bisogni! A cui occorre dare nuove risposte.

Con il Covid è mutato il volto delle città e il modo di interagire tra le persone. Occorrerà immaginarsi una nuova normalità e contribuire a realizzarla. Con l’emergenza coronavirus anche Rimini come le città del nostro paese hanno dimostrato tutte le loro fragilità. E da qui che bisognerà ripartire perchè anche Rimini sia pronta e faccia la sua parte, con intelligenza, creatività, progettualità, con una visione strategica di un diverso domani organico, non più dettato dalle emergenze, ma capace di costruire una reale e necessaria transizione economica, sociale ed ecologica in grado di tradurre in risposte collettive le nuove esigenze di una società basata sul welfare.

Ho deciso quindi di affrontare questo cambiamento. E lo farò dando vita ad un’iniziativa che si propone di costruire una nuova proposta politica per la città, una proposta che avrà una propria centralità in quell’area del cattolicesimo politico e della cooperazione sociale che sento più a me vicine. Una proposta che voglio sia capace di prendere il meglio da tutte le altre aree politiche, disposta a costruire maggiore dialogo e fiducia fra di esse, pronta a lavorare sui punti di incontro affinché essi si realizzino in un programma di cose da fare, preciso e attuabile rapidamente.
Candidarsi al governo della città è prima di tutto un atto di testimonianza, di servizio, di civismo. E’una scelta di coraggio, la forma più alta per mettersi a servizio della propria comunità, della propria gente, per costruire un futuro dove le persone possano vivere meglio, stiano meglio, si sentano meglio. Servono visione, concretezza e realismo. Andare alla sostanza delle questioni che abbiamo di fronte. Immergersi nella realtà della vita delle persone, consapevoli che le nostre scelte e la nostra capacità di azione peseranno sull’avvenire dei nostri figli. L’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e che stiamo in parte ancora vivendo, ci lascia enormi questioni, che richiedono un impegno totale e collettivo. Ma soprattutto serietà, visione, velocità e politiche nuove. Ci chiede di stare dalla parte delle persone. Convinta che è la forza delle persone a fare la differenza! Sono le persone Competenti, Capaci, Impegnate, Vicine ai bisogni che daranno alla politica e a questa città un futuro diverso, una visione sana, fatta da persone sane che si dedicano alla vita della loro città. Persone che si lasciano coinvolgere, attraverso una vera partecipazione aperta a tutti, emotivamente centrale, per dare valore anche ai sentimenti.

Ho fatto parte della Giunta che ha governato la città per 10 anni, ho dato sempre il mio contributo per realizzare un programma di mandato in cui ho creduto, ho assolto in pieno e in piena convinzione e coscienza il ruolo e l’impegno che mi ero assunta, sono stata leale ed affidabile nel lungo percorso politico a fianco di questo sindaco, sempre disponibile a ricercare la risposta giusta ai tanti problemi dei nostri concittadini, avevo dato la mia disponibilità a costruire insieme al PD una nuova stagione di governo possibile, non rinnego nulla, ma la mia disponibilità è stata confusa con l’irrilevanza, quasi fosse essa un atto dovuto. Come ho detto non si è ritenuto rilevante il ruolo e l’impegno che interi settori della cooperazione sociale, del protagonismo civico hanno svolto in questa città. Come fossero solo territori di conquista e di appannaggio. Nel momento in cui tutto questo mi è apparso chiaro, ho capito che a Rimini c’è bisogno di dare un segnale forte e chiaro di presenza e di protagonismo. Rimettere le persone al centro della politica. Dare l’opportunità ai riminesi di scegliere e di sostenere, facendone parte, un nuovo progetto politico con una grande e più centrale apertura alla società civile, un nuovo progetto che parta da due concetti fondamentali: Libertà ed Autonomia.

Vi ho portato qui su questa barca, perché volevo trasmettervi, per qualche momento, una sensazione di Libertà, come solo il mare sa darci. Ecco è quella stessa libertà che vogliamo accompagni un nuovo coinvolgimento, la partecipazione anche di chi ha sempre visto la politica come una cosa da tener lontana dai propri interessi. Sentirsi liberi dai legami ideologici o di equilibri interni di partito. Liberi di scegliere. Autonomia, perché il mare ci apre all’infinito, al desiderio di saper guardare oltre con occhi diversi! Oggi sono qui da sola, senza padrini e senza padroni, perché voglio sottolineare che questo è un progetto, una proposta che non ha ispiratori nascosti, che non è una rivalsa, che non è frutto di un risentimento, ma è una scelta in linea con miei valori e coerente alla mia identità. Oggi sono qui da sola soprattutto perché credo profondamente nel concetto di partecipazione e non voglio essere e non sarò sola.
Nel prendere questa decisione sento una grande responsabilità e voglio dire con forza e con chiarezza che non sono qui per distruggere ma per tentare, e ancora tentare di aprire una fase nuova per costruire qualcosa di importante in grado di affrontare le sfide nuove che abbiamo di fronte.

Un’idea che proverò a condividere incontrando tutte le forze politiche e civiche, laiche e cattoliche che vogliono partecipare a una proposta larga, unitaria, aperta che conta, influenza e allarga, condividendo con loro tutto, il programma e la squadra che insieme metteremo in campo.
Consapevole che una proposta che guarda ad una città difficile e complessa come la nostra non può esaurirsi all’interno di un’avventura personale sono sempre stata convinta che il cambiamento non si pratica, non si afferma e non si realizza nella solitudine di una sola donna al comando, ma attraverso la forza di un’organizzazione collettiva, fatta del lavoro di donne e di uomini impegnati per il bene comune. Per questo motivo, “non ballerò da sola”, lavorerò alla ricerca di una nuova aggregazione politica e sociale che raccolga il contributo pragmatico e concreto dei nostri imprenditori, degli operatori del turismo e del commercio, della solidarietà sociale, della nostra sanità territoriale, dei nostri tantissimi appassionati sportivi. Partecipazione e coinvolgimento saranno un valore e un significato fondamentali.

In questi anni ho avuto l’opportunità di lavorare con tante persone anche molto diverse fra di loro, e tutti sanno che la mia modalità è il lavoro di squadra, il lavorare in team, sapendo valorizzare le capacità di ognuno. Sono sicura che in poco tempo riusciremo a costruire una proposta per la città. Una proposta che punterà a sburocratizzare il rapporto con i cittadini, a trasformare il Comune in un luogo amico dei riminesi capace di ascoltare, aperto, utile, impegnato nella risoluzione dei problemi quotidiani delle persone e delle imprese, teso a migliorare i servizi fondamentali, nella garanzia dei diritti individuali e collettivi, per la realizzazione di un progetto di crescita e di sviluppo. Senza dimenticare che chi si propone a governare una grande e ambiziosa città come Rimini non può poi prescindere dal riconoscimento del valore del lavoro delle donne e degli uomini che operano nell’ente pubblico e che deve essere fondato su competenza, trasparenza, merito, capacità di dialogo e lealtà.

Voglio chiudere questo mio intervento, prima di lasciare spazio alle vostre domande, togliendo subito ogni possibile equivoco di fondo. Questa proposta ha una sua chiara e ben definita collocazione che è poi lo schieramento dove mi sono sempre voluta collocare e riconoscere, il centro-sinistra. Su questo per me non può esserci confusione: affermare di essere alternativi a questo o a quello schieramento in un quadro politico in profondo cambiamento, è una posizione a mio avviso debole. I campi politici, nonostante tutti i rimescolamenti, continuano ad essere due: il centrosinistra, imperniato sul PD, e il centrodestra, imperniato sul binomio FDI-Lega.
Un quadro che però non esclude le condizioni perché possa nascere un soggetto centrista a forte impronta cattolica, liberaldemocratico, senza alcun rischio di un proprio isolamento o di porsi opportunisticamente in entrambi i campi. Ho la fortuna di aver condiviso a lungo cammini e sfide con una comunità sociale attiva e presente, che conta il contributo di molti cittadini riminesi, che ha saputo generare frutti ed esperienze positive, modelli di impegno civile e di solidarietà, esportabili. Una comunità che è rimasta al centro della mia vita, e della quale ho un po’ di nostalgia. Nella mia esperienza politica, di Vicesindaca, ho avuto spesso la fortuna di confrontarmi con molti giovani, appassionati di politica: nessuno mi ha fatto mai “l’esame del sangue” per sapere da quale partito provengo, ma tutti mi hanno sempre chiesto come la pensavo sul lavoro, sull’ambiente, sulla cooperazione sociale, sulla cura dei nostri anziani, sulla cultura, sulla scuola, sulle tasse, sugli investimenti, sulle infrastrutture, sulle istituzioni. Mi chiedevano come vedi il futuro della città. E proprio su questo che intendo costruire una nuova speranza. E a questo mondo che mi rivolgo per costruire insieme a loro un nuovo protagonismo.

Nelle ultime settimane anticipazioni giornalistiche hanno dato la notizia di un mio forte disappunto. Ebbene chiarire subito che né allora né oggi ho mai chiesto garanzie. Non è nel mio stile. Ho preso atto delle decisioni che sono state assunte. Se avessi voluto ottenere qualcosa, molto probabilmente l’avrei fatto quando, mi si riconosceva un peso politico e numerico infinitamente maggiore di quello che ho in questo momento. Non l’ho fatto. Ho aspettato che si chiudesse il lungo travaglio del PD: ho maturato la mia riflessione con calma e confrontandomi con più persone, amici, esterni alla politica. C’è stato chi mi ha detto che era il momento di tagliare il cordone ombelicale con il PD e chi mi diceva che la mia funzione politica dopo 10 anni di amministrazione era terminata, chi mi ha detto di attendere la fine dei terremoti politici in corso e chi che la natura distruttiva del PD stava colpendo ancora, chi mi ha parlato di paure e chi di speranze. Ho ascoltato tutti. E ho deciso.

Con questo spirito ho quindi deciso di rimettermi in cammino per servire con una maggiore responsabilità la nostra comunità che vive – anch’essa – una fase di forte cambiamento. Ho trovato in me le ragioni intorno alle quali costruire una nuova strategia, un nuovo percorso per l’affermazione di un nuovo e più diretto protagonismo della componente cattolica e della società civile, più moderno ed equilibrato, in cui il peso e il ruolo dovrà essere più presente e ancor più determinante. Per farlo c’è bisogno di un nuovo soggetto che incida, in autonomia, su un nuovo quadro politico da ricostruire e rendere più attrattivo, soprattutto per quel tessuto sociale e produttivo che una grande città deve avere l’ambizione di sostenere.

Ringrazio qui i compagni di viaggio della mia attuale esperienza politico-amministrativa: innanzitutto ringrazio Andrea Gnassi con il quale ho condiviso tutto il tracciato del mio percorso politico, insieme a tutti i colleghi della Giunta e agli amici della Lista Rimini Attiva e i tanti che ci hanno sostenuto sui territori.
Ci sarà certo modo per approfondire e rispondere a domande e a critiche su questa mia scelta. Ora però, dopo un lungo travaglio, sento forte il desiderio di mettere tutte le mie energie nella costruzione di un cantiere aperto a soluzioni e proposte che possano incidere positivamente sulla difficile situazione che viviamo, occupandoci di quanti – troppi – rischiano ancora di perdere il proprio lavoro, della necessità di sostenere i nostri ceti produttivi, di dare conforto e sostegno ai ceti più fragili e più bisognosi, di ragionare di sviluppo ed economia sostenibile, della scuola e del futuro dei nostri figli, delle conseguenze derivanti dai profondi cambiamenti che vivrà la nostra città e la nostra società. E lo farò costruendo un nuovo progetto politico che starà dalla parte delle persone.

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