La crisi di banca Carim “prosciuga” la Fondazione e si ripercuote su Uni.Rimini: “Timori per gli equilibri di bilancio”

La crisi di banca Carim “prosciuga” la Fondazione e si ripercuote su Uni.Rimini: “Timori per gli equilibri di bilancio”

Questa mattina nella IV commissione consiliare si è parlato del Campus di Rimini e dei suoi rapporti con le istituzioni del territorio. Il Comune di Rimini diventerà il socio più importante dell'ente di gestione della sede locale dell'Alma Mater dopo il ridimensionamento della Fondazione Carim. L'eventuale uscita del Comune di Riccione? "Un dispiacere a livello simbolico, ma non inciderebbe sul versante economico". Con l'eliminazione delle facoltà e il potenziamento dei dipartimenti, il rapporto è diventato di 33 dipartimenti bolognesi e 4 romagnoli.

“Non abbiamo ricevuto ancora alcuna comunicazione formale di uscita da parte del Comune di Riccione. Ho un incontro con il Sindaco Tosi in programma tra pochi giorni, vedremo in quella sede. Posso solo anticipare che una eventuale uscita di Riccione, titolare di poco più dell’1% delle nostre quote, rappresenterebbe certamente un dispiacere a livello simbolico, ma non inciderebbe sul versante economico. Discorso ben diverso – ha detto questa mattina il presidente di Unirimini, Leonardo Cagnoli, intervenendo ai lavori della IV Commissione consiliare dedicati ai rapporti tra Università di Bologna e territorio di Rimini – è quello che riguarda la Fondazione della Cassa di Risparmio di Rimini, le cui vicende, legate al passaggio di proprietà della banca, ci portano invece a timori più concreti legati agli equilibri di bilancio. Il quadro che si sta delineando in base agli incontri avuti finora è quello per cui, con qualche sforzo e alcuni sacrifici – speriamo solo momentanei – si riesca comunque a far fronte al ridimensionamento del loro impegno”. La Fondazione Carim detiene ad oggi il 42% delle azioni di Uni.Rimini, ma l’arrivo di CariParma e la striminzita quota delle azioni rimaste a Palazzo Buonadrata pongono seri problemi. A discuterne si sono ritrovati, oltre al presidente di Unirimini, il presidente del Campus di Rimini dell’Università di Bologna, Sergio Brasini, e il direttore di Unirimini, Lorenzo Succi, mentre per l’amministrazione comunale era presente l’assessore Eugenia Rossi di Schio. Numerosi i temi affrontati e i dati presentati nelle tre ore di svolgimento della Commissione.

“Ci sono però anche novità positive”, ha detto Cagnoli, “su tutte l’innesto del gruppo Maggioli che, con il 10% di quote, porterà risorse importanti per continuare a sviluppare didattica e logistica universitaria a Rimini. Queste modifiche porteranno il Comune di Rimini a diventare il nostro socio più importante, una certezza che in questo momento ci rafforza proprio per la convinzione con cui l’Amministrazione riminese sta investendo a livello economico e progettuale sull’Università. Unirimini è comunque formato da circa 15 soci in rappresentanza di tutta la provincia, un aspetto importante da non sottovalutare, laddove i nostri omologhi romagnoli possono contare sulle dita di una mano i propri”.

“Radicamento sul territorio e apertura alla dimensione internazionale – ha sottolineato l’assessore del Comune di Rimini, Eugenia Rossi di Schio – sono due obbiettivi concreti che il Comune di Rimini sta perseguendo con i suoi investimenti sull’Università. Investimenti logistici, con l’ampliamento delle aule didattiche nella cittadella universitaria in via di ultimazione nel polo “Alberti” e la partenza, in previsione nella tarda primavera del 2018, del nuovo Study city center a palazzo Lettimi. Non è un caso se dai poco più di settanta studenti della prima scuola di specializzazione sul turismo, più di venti anni fa, Rimini è passata oggi ad ospitare cinquemila studenti provenienti da settantasette paesi del mondo, con una percentuale di studenti provenienti da fuori provincia intorno al 50%. Questo conferma come la presenza dell’Università rappresenti per Rimini un asset fondamentale di sviluppo e rigenerazione della nostra città, non solo dal versante logistico, ma anche da quello culturale e dello sviluppo di conoscenze. I numeri portati oggi in commissione testimoniano infatti come all’impegno logistico sia corrisposto anche quello didattico, a cui è corrisposto anche l’arrivo di circa 150 professori incardinati nel polo riminese, che alle lauree triennali ha aggiunto negli anni le magistrali, un dottorato di ricerca e strutture di ricerca applicata di avanguardia come quelle da poco inaugurate all’interno del Tecnopolo. Corsi di laurea pensati per la nostra realtà culturale e produttiva, non repliche di altri già presenti a Bologna, che puntano a creare ricerca, occupazione e sviluppo nel nostro territorio, facendo leva su quella apertura internazionale che è storicamente nel nostro dna”.

Il presidente del Campus di Rimini, Sergio Brasini, ha sottolinea come “la presenza di studenti internazionali abbia superato l’11%, con la Cina primo paese di provenienza. Un numero in crescita che premia non solo la capacità ricettiva del nostro territorio ma anche la qualità didattica e l’innovazione della ricerca sviluppata dai nostri docenti. Docenti sempre più integrati, ma che dovrebbero crescere ancora, siamo sui 150, ne servirebbero 200, ci stiamo lavorando. Certo è che, nonostante una crescita forte e costante di Rimini, le recenti riforme nazionali e di ateneo hanno portato ad ampliare uno spostamento a favore di Bologna del peso dei poli della didattica. Se prima, a fronte di 23 facoltà dell’Alma mater, erano 8 quelle presenti in Romagna, oggi con l’eliminazione delle facoltà e il potenziamento dei dipartimenti, il rapporto è diventato di 33 dipartimenti bolognesi e 4 romagnoli. Ciò non toglie lo sviluppo di nuovi corsi – sembra quasi certo infatti il prossimo avvio di un nuovo corso che sarebbe il ventesimo nella sede riminese – e la crescita costante delle matricole, che vede Rimini in testa negli ultimi anni con incrementi importanti intorno al 10%”.

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