La risposta del ministero per i Beni culturali alla interrogazione che era stata presentata dal parlamentare di Fratelli d'Italia Galeazzo Bignami, più che tranquillizzare apre qualche ulteriore preoccupazione.
Fino ad oggi erano note le rassicurazioni che il direttore delle Belle Arti, l’architetto Federica Galloni, aveva fornito a Italia Nostra e all’Associazione Rimini città d’arte Renata Tebaldi sui lavori in corso in piazza Malatesta e in particolare sulla fontana davanti a Castel Sismondo, la cui realizzazione ha reso necessario uno scavo di quattro metri di profondità. Scriveva sostanzialmente Federica Galloni che «tutte le operazioni saranno svolte nel pieno rispetto dei valori culturali dell’intero complesso architettonico» e che il ministro Franceschini «è costantemente informato dell’azione di tutela posta in essere dagli Uffici competenti sull’intero territorio nazionale».
Poi però il parlamentare bolognese Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia) ha presentato una interrogazione al ministro per i Beni, le attività culturali e il turismo. Ne riportiamo il passaggio centrale:
«in consiglio comunale la giunta ha ribadito che il progetto ha il «via libera» della Soprintendenza. Tuttavia, nei rilievi della Soprintendenza si legge:
«in corrispondenza del vano tecnico della fontana nel fossato della Rocca sarà necessario verificare la presenza di strutture archeologiche, in quanto si ritiene possibile che le attività in progetto intercettino i “battiponte” di accesso alla Rocca»;
«Il sondaggio eseguito ha evidenziato la presenza di strutture archeologiche, in corrispondenza della predisposizione del vano tecnico della fontana nel fossato. Di conseguenza, sarà necessario ampliare e approfondire l’indagine archeologica in modo da individuare congiuntamente una soluzione progettuale che possa tutelare e conservare le strutture archeologiche individuate, sia relativamente alla predisposizione del vano, sia per le relative condutture».
Bignami chiedeva «come si giustifichi un parere favorevole della Soprintendenza sul progetto esecutivo sulla base dei suddetti rilievi e su un’area interamente tutelata da vincolo archeologico», «quali iniziative di competenza si intendano attuare per fare piena luce sulle presenze archeologiche diffuse su tutta piazza Malatesta, sottoposta al vincolo di inedificabilità assoluta e alla norme condizionanti del piano strutturale comunale (Psc)» e concludeva: «se, alla luce di quanto esposto, si intendano adottare le iniziative di competenza affinché la Soprintendenza riveda complessivamente il parere favorevole espresso sul suddetto progetto».
A dicembre l’atto di sindacato ispettivo ha ottenuto un lungo riscontro da parte del sottosegretario Mibact, onorevole pentastellata Anna Laura Orrico.
Il sottosegretario comincia col ripetere la favoletta del «Museo Fellini» ovvero del «recupero indentitario e valorizzazione del quadrante urbano del centro storico di Rimini» e anche la storiella della «riproposizione del fossato di Castel Sismondo nell’antico sedime mediante la predisposizione di una fontana in forma di piazza allegabile con una profondità di 10 cm (il velo d’acqua dovrà ricordare la presenza dell’antico sistema difensivo)». Evidentemente non è stata informata del fatto che tutti i piani urbanistici e anche quelli strategici prima dell’insediamento di Andrea Gnassi prevedevano la riapertura del fossato e non un «ricordo» del fossato stesso, attuato in barba al vincolo esistente sull’intera area che vieta qualsiasi intervento, figurarsi uno scavo di quelle proporzioni.
Ma dove la risposta del sottosegretario si fa interessante è nella ricostruzione cronologica dei pareri della Soprintendenza. «… la Soprintendenza competente, in data 23.05.2019, ha segnalato di ravvisare l’interesse archeologico dell’intera area sottoposta a riqualificazione e la conseguente necessità di attivare la procedura prevista dal co. 8, art. 25 del D. Lgs. 50/2016, specificando che le caratteristiche progettuali, con previsione di ripavimentazione delle aree, richiedevano la realizzazione di uno splateamento preventivo con eventuale successiva impostazione di uno scavo archeologico delle evidenze emerse».
Prosegue: «Nel successivo progetto definitivo, oltre alla ripavimentazione dell’area sono stati previsti scavi in profondità, parte dei quali per la predisposizione di un vano tecnico interrato da collocarsi in corrispondenza del fossato della Rocca (lotto 2). Su tale progetto la Soprintendenza, in data 18.02.2020, quanto alla competenza archeologica, ha espresso un parere di massima favorevole, confermando la necessità di predisporre lo splateamento preventivo prima dell’inizio dei lavori in progetto, ma richiedendo altresì l’esecuzione di una serie di verifiche archeologiche, in quanto è stata riscontrata una possibile interferenza con le strutture interrate del battiponte e di accesso al Castello (in parte individuate nel 1992 con sondaggi mirati a solo scopo conoscitivo)».
Attenzione a quello che segue: «Nella succitata nota del 18.02.2020 l’Ufficio competente ha, di conseguenza, specificato: “in corrispondenza del vano tecnico della fontana del fossato della Rocca, sarà necessaria l’esecuzione di sondaggi/trincee a carattere preventivo per verificare la presenza di evidenze e/o strutture archeologiche, in quanto si ritiene possibile che le attività in progetto intercettino il battiponte di accesso alla Rocca. Contemporaneamente si segnala che durante l’incontro congiunto avvenuto il 23.01.2020, si è concordato di ridurre al minimo gli impatti del vano tecnico, modifica progettuale che si chiede venga inserita all’interno del progetto esecutivo”. Nei giorni 25-29 maggio 2020 – prosegue il sottosegretario – sono state effettuate le prime verifiche archeologiche, in corrispondenza del fossato, che hanno permesso di confermare la presenza di un riempimento costituito da riporti di terreno e macerie, risalente al 1826, e la localizzazione di una parte delle strutture poste in corrispondenza del ponte di accesso, con una minima interferenza, come documentato dalla relazione archeologica del 12.06.2020».
Quindi la Soprintendenza a febbraio «ritiene possibile che le attività in progetto intercettino il battiponte di accesso alla Rocca», dopo le verifiche archeologiche avvenute a maggio conferma che una seppur «minima interferenza», in realtà, rappresenta una certezza. In base a queste acquisizioni, la Soprintendenza il 19 giugno scorso ha rilasciato parere favorevole, con questa precisazione: «il sondaggio eseguito ha evidenziato la presenza di elementi strutturali che, sulla base del progetto, vengono in parte intercettati dalla predisposizione del vano. Di conseguenza al momento dell’avvio dei lavori sarà necessario ampliare e approfondire l’indagine archeologica in modo da individuare congiuntamente una soluzione progettuale che possa tutelare e conservare le strutture archeologiche individuate, sia relativamente alla predisposizione del vano, sia per le relative condutture».
Dunque non pare in discussione l’interferenza, tanto è vero che l’approfondimento della indagine archeologica ha il solo obiettivo di tutelare e conservare le strutture archeologiche rispetto al progetto. Conclude il sottosegretario: «… si è stabilito di anticipare una parte delle verifiche, effettuate nei giorni 11.09.2020 e 22.09.2020. Tali verifiche hanno permesso di confermare l’assenza di ulteriori strutture. Ulteriori indagini verranno predisposte al momento dell’avvio dei lavori, quando sarà possibile mettere in sicurezza l’intera area, in modo da tutelare e conservare le strutture archeologiche individuate».
Se la lingua italiana non è un’opinione, pur nel linguaggio edulcorato («confermare l’assenza di ulteriori strutture») di chi pare intenzionato a difendere il progetto anche a costo di qualche arrampicata sugli specchi, emerge che comunque strutture che interferiscono con lo scavo ci sono, tanto che devono essere tutelate.
Ricordiamo che sugli scavi in piazza Malatesta e dentro il fossato del Castello per fare spazio alla fontana felliniana, Italia Nostra ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Rimini, chiedendo fra l’altro di fermare i lavori. E l’ex magistrato, in passato con incarichi di responsabilità in Italia Nostra, Giovanni Losavio, nella intervista che ci concesse spiegò: «neppure la Soprintendenza può derogare a questa prescrizione di assoluta inedificabilità che comprende la piazza, e al vincolo archeologico sul sottosuolo».
La risposta del sottosegretario Orrico alla interrogazione di Bignami.
COMMENTI