Turismo: “Rimini è ferma ai tempi delle mucillagini, con in più il peso degli anni”

Turismo: “Rimini è ferma ai tempi delle mucillagini, con in più il peso degli anni”

Intervista al prof. Giuseppe Cappiello, docente al Campus di Rimini

A fronte della crisi rappresentata dalle mucillagini è mancata una reazione "da imprenditori" e così la destinazione si trascina dietro una inadeguatezza di fondo del modello turistico. "Penso sia venuto il momento di dire senza paura che il re è nudo. Non è vero che la stagione è andata bene, come si legge sui giornali. Siamo in presenza di un altro 89".

Rimini, bella ma addormentata dal punto di vista del suo core business: il turismo. Con un “prodotto” che russa beatamente e che non si sveglia nemmeno con le cannonate sparate dalla concorrenza e con tutti i segnali ben più che allarmanti accesi nella destinazione Rimini.
Ricordate le parole di Fabrizio Fabbri? Dov’è il punto debole della Riviera? “Non c’è il prodotto”, ci aveva detto. “La domanda che non cerca il prodotto ma il prezzo basso, continua ad incontrarsi con Rimini, ma è un target che sta diminuendo sempre di più. Mentre chi cerca il prodotto è in aumento e i locali che hanno una loro identità sono sempre pieni. E’ una tendenza in crescita che favorirà sempre di più chi ha un prodotto innovativo o comunque al passo coi tempi”.
Ricordate le parole di Giuseppe Bigiarini? “Rimini ha perso il treno della riqualificazione turistica ed è caduta in basso”. In basso, sì. Al punto che, aggiunge oggi il nostro interlocutore, è venuto il momento di dire che il re è nudo.

Come avrete capito, Riminiduepuntozero non intende mollare la presa sul tema dei temi, il presente e il futuro della destinazione turistica Rimini. Convinto com’è che, spenti i fuochi d’artificio e le sirene dell’eventificio, grattati via i commenti superficiali e propagandistici del sindaco e dell’assessore regionale di turno, basati su numeri che somigliano a steroidi (e come tali hanno anche parecchie controindicazioni sulla salute dell’organismo), resta “il” problema da affrontare.

Giusto di passaggio, segnaliamo una iniziativa che va in questa direzione, promossa da Mauro Santinato di Teamwork, in programma nel pomeriggio del 4 ottobre all’Hotel Savoia: #iocicredoancora. “Come facciamo ad affrontare il futuro senza rimanere intrappolati in uno stereotipo decadente? Qual è lo stato dell’arte della nostra ospitalità? Siamo in grado di migliorare la competitività e, se sì, come? Ma, soprattutto, ci crediamo ancora? La nostra destinazione ha bisogno di una nuova sferzata di entusiasmo e idee nuove”. Così Santinato provoca in vista di un appuntamento che merita di essere seguito.

Torniamo a bomba. “Per capire la situazione odierna del turismo a Rimini occorre partire dalle mucillagini, il 1989″, attacca il prof. Giuseppe Cappiello, docente di economia e gestione delle imprese nel Campus riminese dell’Alma Mater, ma anche con una esperienza diretta nel settore alberghiero e, da qualche mese, con un ruolo di consigliere nel cda di Promozione Alberghiera.

Perché dalle mucillagini, un incubo che abbiamo fatto di tutto per dimenticarlo e che si è abbattuto come una sorta di biblica “piaga della Riviera” ormai quasi  trent’anni fa?
Glielo spiego subito. Perché gli albergatori hanno risposto a quel fenomeno “apocalittico” abbellendo le portinerie e non con un piano industriale. Senza rispondere all’interrogativo di fondo: cosa vogliono i clienti a fronte di un mare che potrebbe non esserci più? Ecco perché oggi ci troviamo allo stesso punto, ma più vecchi di una trentina d’anni e dovendo fronteggiare una offerta internazionale che tre decenni fa non avevamo perché nel frattempo il mondo è cambiato.

A fronte di una crisi (termine che etimologicamente ha a che fare con l’idea di scelta, di decisione, ma anche di occasione per separare un prima e un dopo), è mancata una capacità di cambiare rotta?
A fronte della crisi rappresentata dalle mucillagini è mancata una reazione “da imprenditori” e così la destinazione si trascina dietro una inadeguatezza di fondo del modello turistico. La domanda è: perché un turista dovrebbe venire ancora a Rimini? Temo che a questa domanda nessuno stia davvero rispondendo.

Fu data una risposta a quella domanda: il divertimentificio, e a quanto pare viene data ancora…
Ma il divertimentificio, che fu una risposta della politica e non degli imprenditori, ci ha fatto perdere i clienti migliori…

Qual è oggi a suo parere lo stato di salute del turismo a Rimini?
Penso sia venuto il momento di dire senza paura che il re è nudo. Non è vero che la stagione è andata bene, come si legge sui giornali. Siamo in presenza di un altro 89. In passato gli albergatori dicevano che la stagione era andata male per non pagare le tasse, ora dicono che è andata bene perché si vergognano di ammettere che le loro aziende non danno un ritorno adeguato sull’investimento e l’indebitamento è garantito da un valore immobiliare che non c’è più. Come ha spiegato bene Bigiarini, gli alberghi a Rimini non valgono quasi nulla, vale solo la capacità di generare reddito.

Cerchiamo di rivestirlo questo re, ovvero come si cura il malato?
Occorre censire le intelligenze disponibili e metterle in rete, definendo a priori la finalità che si vuole dare alla rete. In città ci sono persone capaci e motivate. Il progetto di Paolo Maggioli di una Fondazione della Romagna è un esempio, il rilancio dell’aeroporto un altro. Ci sono albergatori che hanno capito da tempo quello che sto dicendo e infatti soddisfano i clienti, crescono dimensionalmente e come capacità di investire. Il primo investimento è sul personale e sulle competenze, serve gente preparata e trattata da professionista.

Quindi lei sostiene che ciò che si pensa normalmente, cioè che le soluzioni debbano venire dalla politica, è un cattivo pensiero.
Non si può fondare lo sviluppo sulla politica. L’amministrazione comunale di Rimini ha fatto bene in questi anni ed il sindaco ha rimesso in moto la macchina dimostrando che le cose si possono fare. La politica deve garantire solo le infrastrutture e la certezza delle regole per tutti, ma il rilancio è compito degli imprenditori. L’esempio da questo punto di vista credo possa essere quello di Riccione, dove all’invito a presentare progetti usando la leva degli incentivi, gli imprenditori hanno risposto alla grande. I politici, a tutti i livelli, devono smettere di offendersi se qualcuno esprime un’idea diversa dalla loro. Nessuno li ha obbligati a candidarsi, e fare politica significa servire il popolo e armonizzare gli interessi. Per un politico-amministratore che voglia davvero aiutare la rinascita di Rimini la prima priorità dovrebbe essere la seguente: personificare il ruolo del regista delle intelligenze presenti sul territorio. E non avere paura del dissenso, anzi sapendolo ascoltare fino in fondo. Per usare un paragone turistico-alberghiero, fa molto bene leggere le recensioni negative e lavorare per rispondere coi fatti alle provocazioni poste dai critici, troppo facile incassare solo le lodi.

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