Al momento della inaugurazione era stato assicurato che il rinato teatro polettiano risultava perfetto per l'opera lirica e la musica sinfonica, qualche difettuccio rimaneva per il pubblico della prosa, ma tutto sarebbe stato risolto con una semplice "taratura". Ora viene detto il contrario. Anche due stelle come Cecilia Bartoli e Valery Gergiev promossero a pieni voti l'acustica. E allora? Serve una "camera acustica virtuale".
Dopo che gli esperti avevano sostenuto che l’acustica del teatro Galli «è tra le migliori dell’intero panorama internazionale dei teatri d’opera», l’amministrazione comunale ha deciso di spendere 200mila euro per un intervento radicale. E nel più totale silenzio. Perché l’acustica, a detta di altri esperti, “stecca”. Mettetevi comodi.
Il teatro polettiano è stato inaugurato il 28 ottobre 2018 e già all’inizio fra chi andò a sedersi sui palchi arrivò qualche rimostranza. «Da determinati posti l’acustica lascia molto a desiderare», era stata la critica. Tanto che dovettero scendere in campo i responsabili della progettazione acustica del rinato teatro, fra i maggiori conoscitori della materia su piazza, per spegnere sul nascere i malumori. I quali al massimo avevano concesso, misurazioni alla mano, qualche difettuccio che sarebbe stato superato con la “taratura” o, meglio, con una “intonazione sul campo”, una messa a punto insomma. Ai primi di ottobre 2018 si tenne anche una prova del suono nel Galli, con la partecipazione del coro, della banda e di un ensamble di archi. Risultato: perfetto, riferì l’amministrazione Gnassi, tempo di riverberazione ottimo. E poi il grande Valery Gergiev, al Galli per dirigere orchestra, solisti e coro del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo impegnati nel “Simon Boccanegra” di Giuseppe Verdi, e la stella della lirica Cecilia Bartoli, dopo essersi esibita a Rimini, avevano pronunciato parole che restano scolpite nel marmo: acustica «ottima» secondo il primo, e «fantastica» per la seconda.
E allora? Per la verità in principio a storcere il naso era stato soprattutto il pubblico pagante al primo spettacolo di prosa o quanto meno questo era diventato di dominio pubblico. Anche l’associazione Rimini Città d’Arte Renata Tebaldi aveva messo in guardia e con buon anticipo (nel 2016), chiedendo all’allora assessore alla Cultura Massimo Pulini di poter visionare il cantiere. Acqua passata non macina più.
Adesso una specialistica relazione tecnica ci informa che il teatro va benissimo per ospitare la prosa, mentre difetta in altro. Leggiamo il passaggio così come è stato messo nero su bianco: «Sebbene gli interni si presentino sobri, con scarsa presenza di decori in rilievo che lasciano spazio a numerose superfici lisce, e nonostante le generose dimensioni della sala, l’acustica del teatro risulta particolarmente asciutta, ideale quindi per la prosa, ma non per l’ascolto di opera, né tanto meno per l’esecuzione di musica sinfonica. Quest’ultima soffre ovviamente dell’assenza di una camera acustica lignea sul palcoscenico, tipica delle sale da concerto, che ha il duplice scopo di arricchire il suono udito dai musicisti e rinforzare quello udito dagli spettatori». A formalizzare questo stato di fatto, che ribalta le pregresse rassicurazioni, è un documento che accompagna la procedura negoziata promossa dal Comune di Rimini, aggiudicata a fine dello scorso anno.
Oggetto della procedura era proprio «l’individuazione di un operatore economico al quale affidare in appalto la fornitura di una camera acustica virtuale per il Teatro Amintore Galli». Vedremo poi cosa si intende per camera acustica virtuale. Si sono presentati sei operatori economici: dal Trentino, dal Veneto, dall’Abruzzo, dalla Puglia e dall’Emilia Romagna. Alla fine la scelta è caduta sulla ravennate Mediacare. La base di gara aveva previsto una somma di 179.338 euro più Iva ma, tenuto conto del ribasso, la spesa che dovrà essere sostenuta si ferma a 165mila più Iva (36.300) per un totale di 201.300 euro.
Quindi, ora emerge che l’acustica qualche problema ce l’ha e si corre ai ripari. In che modo? Non si procederà, come hanno fatto diversi teatri anche molto importanti, inserendo una camera acustica lignea ma, appunto, virtuale, «potendo così sfruttare i benefici senza l’onere di dover allestire di volta in volta complesse e pesanti strutture». Si interverrà con microfoni e altoparlanti. «Il suono prodotto dall’orchestra che suona dal vivo all’interno del teatro viene acquisito tramite un sistema di ripresa microfonica del tipo panoramico, con una serie di microfoni disposti a griglia sopra il palcoscenico, installati in sospensione ai tralicci mobili (americane) che ospitano l’impianto di illuminazione di scena», così si apprende dalla relazione tecnica. «Il suono ripreso dai microfoni viene elaborato da una matrice audio digitale che, tramite specifiche funzioni (…) applica la combinazione dei segnali acquisiti al modello di sala scelto, genera i contributi del campo riverberato propri di tale sala e li invia ad un complesso sistema di rinforzo del suono, adattandoli alla particolare architettura dello stesso». Ci saranno poi degli altoparlanti a servizio del palco e della sala. Viene assicurato un «minimo impatto visivo» ma tutta questa strumentazione non passerà inosservata. Al di là dei tecnicismi, si comprende la sostanza e l’alta e sofisticata tecnologia impiegate.
Dopo i non rilevanti aggiustamenti per migliorare la visuale, si passa adesso a questo importante “restyling” acustico di cui i fruitori del teatro faranno esperienza a lavori ultimati.
A proposito del cantiere mai chiuso del Galli, che fine ha fatto il restauro del sipario del Coghetti? Era il 2017 quando la giunta comunale approvava il progetto per il restauro del sipario (misura 14,70 per 11,30 metri) dipinto dal pittore bergamasco Francesco Coghetti tra il 1856 e il 1857 per il teatro. L’anno precedente la giunta aveva portato la stampa nella sede comunale di via della Gazzella per assistere al dispiegamento della tela in religioso raccoglimento. Ma chi l’ha visto il risultato finale? Nel Dup (Documento unico di programmazione) del Comune, triennio 2018-2021 veniva detto che «nel 2018, una volta redatto il progetto preliminare e reperite in Bilancio le risorse finanziarie da parte dell’Amministrazione, si procederà con la redazione del livello esecutivo del progetto e si pubblicherà il Bando per avviare la gara di appalto per l’affidamento delle attività di progettazione e restauro». In consiglio comunale sono piovute due interrogazioni, una di Davide Frisoni (in consiglio comunale l’ex assessore Piscaglia però non diede una risposta nel merito) e una di Gioenzo Renzi, presentata nel maggio dello scorso anno, che si concludeva così: «A seguito di una nostra interrogazione del 12.11.2019, sappiamo che il sipario storico si trova ancora nei depositi comunali, per cui chiedo che venga attuato al più presto il recupero dal degrado e il restauro per la sua ricollocazione e valorizzazione all’interno del Teatro». Ma come, battagliava Renzi, avete speso 12 milioni per il museo Fellini e non reperite 320mila euro per restaurare il sipario? La cifra di 320mila euro era indicata sul sito Art Bonus, insieme alle erogazioni raccolte: appena 1.050 euro (qui). Ma Piscaglia aveva invece parlato di «circa 600mila euro» necessari. E che qualcosa non girasse nel verso giusto lo si era intuito quando per il nuovo allestimento dell’Aroldo, che si è potuto ammirare lo scorso agosto nell’allestimento di Emilio Sala e Edoardo Sanchi, si è assistito al «rifacimento pittorico del sipario storico». Mentre il sipario autentico continua il suo letargo.
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