La minoranza torna all'attacco per ottenere giustizia in merito alla valorizzazione dell'arena, ricchezza della Rimini romana che continua ad essere occupata dall'asilo italo-svizzero nonostante l'amministrazione comunale abbia riscontrato violazioni e abusi ripetuti. Un ordine del giorno approda nel consiglio di domani sera. Si accettano scommesse sull'esito.
“Salvaguardia e valorizzazione dell’Anfiteatro romano”. Nel muro di gomma nel quale rimbalza da decenni ogni tentativo di restituire alla città l’antica arena di poco più piccola di quella del Colosseo, la minoranza torna all’attacco in consiglio comunale, su iniziativa di Carlo Rufo Spina. Lo fa con un ordine del giorno articolato che sarà discusso e votato domani sera: «illustrazione della relazione tecnica eseguita dal Comune di Rimini, ufficio controlli edilizi (2018); audizione dei dirigenti responsabili della pratica; proposte dell’amministrazione di spostamento del Centro educativo italo-svizzero, Ceis; discussione e votazione dell’atto di indirizzo contenuto nell’ordine del giorno avente ad oggetto “Salvaguardia e valorizzazione dell’Anfiteatro romano” presentata dal consigliere comunale Carlo Rufo Spina il 27 marzo 2019». In scaletta è stata raggruppata anche la mozione “Un impegno consigliare trentennale per la valorizzazione e la riscoperta dell’Anfiteatro romano” che reca la firma del consigliere comunale Gioenzo Renzi. Sarà praticamente un consiglio comunale monotematico.
Difficile che dalla giunta in carica arrivi un cambio di rotta, ma insistere è il minimo che si possa fare per ottenere giustizia su un bene storico che il prof. Jacopo Ortalli collocò per importanza accanto all’Arco d’Augusto, al ponte di Tiberio e alla Domus di piazza Ferrari.
«Sono convinto che nel sottosuolo vi siano tuttora significativi resti di quelle fondazioni murarie, che quindi, una volta riportate in luce, permetterebbero di restituire la pianta completa dell’intero complesso. In tal modo se ne riconoscerebbe meglio la grande forma ellittica, caratteristica degli anfiteatri, e non quella dimezzata, semicircolare, che può indurre a confonderlo con un teatro. Inoltre, utilizzando in alcuni settori le più moderne tecniche di allestimento (ad esempio leggerissime strutture di metallo) sarebbe possibile richiamare visivamente anche l’alzato degli antichi muri», spiegò a Rimini 2.0, confermando l’evidenza «che nel 1946 era stato commesso un abuso edilizio in contrasto con il precedente vincolo».
Negli ultimi dieci anni la giunta in carica ha usato il pugno di ferro su altri abusi, ha fatto demolire senza pietà vari locali, mentre il Ceis rimaneva al proprio posto.
L’ingarbugliata matassa del Ceis e dell’Anfiteatro romano
Si parla di Anfiteatro romano e nell’arena finiscono sbranati Comune e Ceis
Anfiteatro romano: oltre mezzo secolo di promesse non mantenute dal Comune di Rimini e dal Ceis
La svolta sembrò vicina nel 2018, quando nel corso della 2° commissione consiliare il dirigente ingegner Carlo Mario Piacquadio disse che sarebbero partite «una serie di verifiche» per arrivare nel giro di qualche settimana a capire «cosa è legittimo e cosa è abusivo». Gli esiti di queste verifiche, comunicati anche a Soprintendenza e Procura della Repubblica, restituirono il quadro di una serie di opere realizzate «senza titolo edilizio». Sono passati quasi tre anni e i radar hanno perso qualunque segnale.
Nel gennaio del 2019 lo stesso Rufo Spina annunciava: «La Soprintendenza notificherà a breve al Comune, proprietario dell’area, e al Ceis, attuale occupante, un atto con cui intimerà la riduzione in pristino dell’area per violazione, in ogni caso, del vincolo del 1914».
Ma gli intoccabili che il 1 maggio hanno festeggiato i 75 anni di attività sull’area archeologica tutelata, non si sono smossi nemmeno di un millimetro.
Nel consiglio comunale di domani sera approda un ordine del giorno che nella sostanza recita così:
CONSIDERATO
Lo stato di totale abbandono ed incuria in cui versa l’Anfiteatro Romano, in cui le strutture antiche sono lasciate alla completa incuria e degrado e che da oltre 70 anni il Centro Educativo Italo Svizzero occupa ed utilizza l’area comunale senza titolo e concessione alcuna, come hanno confermato gli uffici comunali;
ATTESO
Che lo stesso Ceis ha nei decenni edificato numerosi fabbricati in muratura all’interno dell’area in oggetto, di proprietà comunale, nonché un campetto da calcio a bordo delle antiche mura;
CONSTATATO
Che il Governo, a seguito di una interrogazione parlamentare promossa dal sottoscritto tramite l’On. Palmizio, per voce del Sottosegretario di Stato per i Beni Culturali Borletti dell’Acqua, dopo avere elencato la cronistoria dettagliata delle vicende occorse all’Anfiteatro di Rimini e della attuale vigenza di due vincoli statali posti nel 1913 e nel 1914, in data 23.05.2017 così rispondeva: “l’eliminazione delle costruzioni poste all’interno dell’area dell’anfiteatro consentirebbe certamente il ripristino delle condizioni prescritte nel decreto del 1914” e “le strutture del Ceis impediscono la piena fruizione di un monumento tanto significativo per la storia non soltanto riminese nonché l’accesso da parte della cittadinanza ai valori storico-artistici di cui tali resti sono testimonianza”; così concludendo: “la ricostruzione delle vicende che hanno interessato, in questi ultimi decenni, il monumento riminese dimostrano come le strutture periferiche del Ministero hanno più volte rivolto al Comune di Rimini sollecitazioni verso la presa in carico di una organica progettualità in merito, manifestando il proprio pieno sostegno a progetti che riqualifichino e valorizzino l’anfiteatro”.
CONSIDERATO
Che, a seguito di plurime interrogazioni consiliari e della richiesta di redazione di un aggiornato stato di fatto dell’area, in data 15.11.2018 veniva inoltrata al sottoscritto la relazione tecnica eseguita dal Comune di Rimini, Ufficio controlli edilizi, prot. n. 312660/2018, pratica amm. n. 2499/2018, con la quale veniva evidenziata, per quanto di competenza comunale, una situazione edilizia di reiterati abusi e violazioni, tanto che la relazione veniva inoltrata altresì, per quanto di loro competenza, al Comando di Polizia Municipale, alla Soprintendenza dei Beni Culturali, Architettonici e monumentali, nonché alla Procura della Repubblica di Rimini;
VISTI
La reiterata violazione eseguita dal Ceis dei vincoli apposti con i decreti ministeriali del 1913 e 1914 ed, in particolare, il disposto del Decreto Ministeriale del 26 agosto 1914 secondo cui “nell’area circoscritta nell’unità planimetrica della linea tratteggiata [id est, dell’anfiteatro romano] è proibito fare qualsiasi costruzione”;
CONSIDERATO
Che, al di là degli abusi edilizi accertati dal comune, vi è palese violazione del vigente Decreto Ministeriale del 1914 che, in quanto atto normativo secondario, per il principio generale costituzionale “lex superior vel posterior derogat inferiori et priori” può essere derogato unicamente da atto normativo primario (esempio legge dello stato) ovvero successivo atto normativo secon-dario (altro decreto ministeriale abrogante il vincolo), con esclusione di qualsiasi atto amministrativo comunale ovvero eventuale atto autorizzativo/nulla osta emanato dalla Soprintendenza;
RITENUTO
Che non può dubitarsi in merito all’interesse pubblico all’immediato rilascio dell’area, onde provvedere ad una idonea sistemazione del Ceis rispettosa della legalità, procedere alla demolizione dei fabbricati abusivi, nonché alla piena valorizzazione dell’Anfiteatro romano,
Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere impegna il Sindaco e la Giunta Comunale:
1) di avviare, entro 60 giorni dall’approvazione della presente proposta, le pratiche di rilascio e sgombero del Ceis dall’area vincolata dell’Anfiteatro Romano per procedere alla valorizzazione del monumento;
2) di individuare una adeguata area di proprietà comunale dove il Centro Educativo Italo Svizzero, previa stipula di idonea convenzione con il Comune, possa trasferirsi per proseguire la propria attività;
3) di procedere, a seguito dello sgombero dell’area, all’abbattimento dei fabbricati edificati in violazione del vincolo monumentale apposto con Decreto Ministeriale del 26 agosto 1914;
4) di mantenere l’area liberata a “giardino archeologico”, consentendo agli esperti di settore le prime indagini archeologiche finalizzate a sondare la consistenza del monumento sepolto.
Spetterà al consiglio comunale approvarlo o respingerlo. Si accettano scommesse.
L’Anfiteatro degli orrori
“L’Anfiteatro è un grande e unico monumento romano, vera risorsa turistica”
In vista della seduta di domani Gioenzo Renzi sottolinea il suo impegno consigliare trentennale per la valorizzazione e la riscoperta dell’Anfiteatro romano. E ricorda «l’importanza storica dell’Anfiteatro romano, risalente al II Secolo d.C. capace di ospitare sui propri spalti fino a 10.000-12.000 persone, scoperto nei sondaggi del 1843-44 dal grande storico riminese Luigi Tonini e riportato parzialmente alla luce con la campagna di scavi svoltasi dal 1926 al 1939 sotto la direzione del Soprintendente alle Antichità, Salvatore Aurigemma», oltre alle varie disavventure di cui è stato oggetto. Dalle distruzioni causate dai bombardamenti anglo-americani del novembre 1943 alla trasformazione dell’Anfiteatro in discarica di macerie urbane per poi accogliere il Ceis con le sue «tredici capanne “provvisorie” in legno, sostituite in parte anche da fabbricati in muratura di 3 piani, con i pilastri di cemento armato gettati sopra i muri dell’Anfiteatro e a ridosso dei torrioni e delle mura romane e medievali».
Per riportare in vita nella sua interezza «questo monumento ignorato, testimonianza rilevante della storia romana di Rimini» e trasferire altrove il Ceis, Renzi ha tampinato le amministrazioni comunali che si sono succedute a partire dal 1994.
Non sono mancati «esposti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti contro la costruzione di una manufatto in cemento armato, ad uso palcoscenico, al centro dell’Anfiteatro, con conseguente accertamento delle responsabilità personali, dei danni, e la parziale demolizione».
L’area demaniale e archeologica dell’Anfiteatro romano «è tutelata dal vincolo archeologico del 1913 e in particolare dal vincolo monumentale del 1914 che vietano qualsiasi costruzione» e tutto ciò che è sorto sopra l’Anfiteatro risulta incompatibile con i suddetti vincoli, anche se autorizzato dalle Amministrazioni Comunali, «come il casermone di cemento armato di tre piani (interrato, rialzato, primo piano) con una superficie di 350 mq».
Renzi fa anche presente che «è contraddittorio difendere il ruolo pedagogico e culturale del Ceis e opporsi al recupero di un Bene Culturale, l’Anfiteatro romano, cercando di perpetuare le sovrastanti costruzioni, non solo provvisorie in legno, ma addirittura in cemento armato e non “condonabili”. L’Anfiteatro e l’Asilo Svizzero sono due strutture “inconciliabili”, e il Ceis si può trasferire in un’area più adeguata dell’attuale, con la ricostruzione eco-compatibile del villaggio, per continuare la sua attività educativa e per dare respiro a tutta l’area dell’Anfiteatro».
Non solo. Le previsioni urbanistiche, prima del Prg e poi recepite nel Psc-Rue, stabiliscono che va completato «lo scavo e la messa in valore dei resti archeologici di epoca romana attraverso la demolizione degli edifici sovrastanti e la delocalizzazione delle relative funzioni di interesse pubblico». Lo dice la stessa amministrazione, ma poi non lo fa.
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